Siamo in via Ugo Ojetti, nel quartiere Montesacro, all’interno del negozio di abbigliamento Zita Fabiani insieme ad Al Pacino e Lady Gaga, trasformato da Ridley Scott nello store della House of Gucci. Da qui ci spostiamo verso il centro città, precisamente su Lungotevere Flaminio, location perfetta per gli inseguimenti automobilistici, come dimostra il maestro dei poliziotteschi degli anni Settanta Umberto Lenzi in Roma a mano armata. Da qui giriamo in piazza del Popolo per rivivere le imprese di Tom Hanks in Angeli e demoni, che Ron Howard ha tratto dal bestseller di Dan Brown, prima di salire sul Pincio, alla Casina Valadier in cui Stefano Sollima ambienta la festa di Suburra.
Prossima tappa, via Campania, dove abita il leggendario Bruce Lee che combatte contro Chuck Norris dentro il Colosseo in L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, e in via Cattaneo, sede del collegio Russicum, al centro di un intrigo spionistico russo-vaticano nel film omonimo di Pasquale Squitieri. Continuiamo la nostra passeggiata cinematografica raggiungendo palazzo Costaguti, in piazza Mattei, residenza di Matt Damon ne Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella e il Lungotevere Farnesina, con l’inseguimento automobilistico mozzafiato dello 007 Daniel Craig in Spectre. Dalle sponde del fiume ci spostiamo su viale Vaticano, dove Tom Cruise inscena un ingorgo nel traffico per catturare un terrorista in Mission: Impossible 3. Iniziato con l’inseguimento d’auto del poliziottesco più famoso di Lenzi, il nostro percorso si chiude sulla via Cristoforo Colombo con l’altrettanto celebre inseguimento automobilistico di un’altra pellicola cult dell’epoca: Roma violenta di Franco Martinelli.
1.Via Ugo Ojetti, 183 (Montesacro)
CONCEPT STORE INSIGHT: HOUSE OF GUCCI DI RIDLEY SCOTT (2021)
IL LUOGO
Via Ugo Ojetti è la strada principale del quartiere Talenti, noto anche come Montesacro alto. Deve il suo nome alla famiglia proprietaria dell’azienda agricola che, nella prima metà del secolo scorso, possiede una tenuta agricola in questa zona. Quando, negli anni Cinquanta, l’azienda si fonde con l’impresa edile di Giuseppe Tudini, alla nuova impresa Tudini & Talenti il Comune di Roma concede il permesso di edificare sui terreni fino ad allora adibiti a pascolo.
Nasce così questo rione residenziale, a nord est della città.
LA STORIA
Roma diventa New York e via Ugo Ojetti si trasforma nella Fifth Avenue di Manhattan.
Il regista Ridley Scott ha voluto utilizzare il concept store Insight, storico negozio della casa di moda Zita Fabiani, per farne la boutique di Gucci nel suo thriller drammatico House of Gucci (2021). Ci è riuscito grazie ad alcuni ritocchi alla facciata del locale e all’utilizzo del chroma key – una tecnica che viene utilizzata per sostituire lo sfondo di un video – che ha permesso di sovrapporre alla strada romana, la celebre arteria newyorkese dello shopping.
Superati gli ottant’anni, il regista di capolavori quali Alien e Il Gladiatore non smette di stupire, rinnovando ancora una volta stile e linguaggio per cimentarsi nella realizzazione di un melodramma pop sull’omicidio di Maurizio Gucci, a metà tra la serie TV House of Cards e Il padrino, senza aver paura di contaminarsi con il kitsch, il trash e la soap opera.
Nonostante la perfetta ricostruzione degli anni Settanta e Ottanta, le evocative musiche d’epoca e la vicinanza temporale con la realtà storica del celebre fatto di cronaca risalente al 1995, il film è molto lontano dall’essere un documento storico o un’opera di denuncia. Più che la registrazione dei fatti, guardandolo, si avverte infatti la loro spettacolarizzazione: una discesa negli inferi raccontata come un musical tragicomico i cui personaggi risultano tutti mostri umanissimi, come gli attori del cast stellare che li interpretano. Da Al Pacino ad Adam Driver, con un irriconoscibile Jared Leto e una sorprendente Lady Gaga, l’icona pop qui nei panni della ex moglie dell’imprenditore e mandante dell’omicidio.
Per il ruolo di Patrizia Reggiani erano state provinate anche Angelina Jolie, Penélope Cruz e Margot Robbie.
NELLE VICINANZE
In via Nomentana 761, in uno degli edifici più originali di Talenti, ha vissuto Peppino De Filippo (1903-1980). Caratterizzato da un’architettura arzigogolata e da un profilo irregolare, lo stabile è riconoscibile per i particolari balconi a piscina.
Una lapide sul muro dello stabile ricorda: “In questo edificio visse gli anni della sua maturità artistica Peppino De Filippo attore ed autore del teatro italiano”.
2. Lungotevere Flaminio, 74 (Flaminio)
LUNGOTEVERE FLAMINIO: ROMA A MANO ARMATA DI UMBERTO LENZI (1976)
IL LUOGO
Il tratto del lungotevere che va da ponte Risorgimento a ponte Duca d’Aosta, costeggiando il fiume da piazzale delle Belle Arti a piazza Antonio Mancini, è caratterizzato da edifici popolari alternati a palazzine signorili, centri sportivi e circoli canottieri.
Ai tempi del Neorealismo questa parte del Lungotevere è stata il set di Ladri di biciclette di De Sica e, fino agli anni Cinquanta, qui c’erano numerosi stabilimenti balneari, dove i romani d’estate venivano ad abbronzarsi e a nuotare nel fiume.
LA STORIA
Il commissario Leonardo Tanzi-Maurizio Merli sospetta che il temibile capo del clan dei marsigliesi sia nell’appartamento di lungotevere Flaminio, al civico 74. Il maresciallo Pogliana-Aldo Barberito non fa in tempo a entrare nella casa che il commissario assiste a uno scippo fuori dal palazzo e si lancia all’inseguimento del delinquente.
Se il cinema d’azione statunitense ha la possibilità di sbizzarrirsi nell’ambientare le spettacolari coreografie degli inseguimenti automobilistici nelle ampie highways (Sugarland Express di Steven Spielberg), nelle vie centrali di New York (Il braccio violento della legge di William Friedkin) o sui larghi viali di Hollywood (Mulholland Drive di David Lynch), Umberto Lenzi sfrutta il Lungotevere Flaminio per emulare i suoi modelli d’oltreoceano.
Il protagonista della pellicola interpretato da Merli è un tipo dai modi spicci, un giustiziere sulla falsariga di quello interpretato da Charles Bronson ne Il giustiziere della notte (1974) di Michael Winner. Una storia di denuncia in cui un uomo solo, forte, deciso e disincantato, risolve con la violenza quelle ingiustizie che la legge, debole, impotente o addirittura complice, non è in grado di punire.
Raccontando una società allo sbando, in preda ai furti, agli stupri e ai delitti di delinquenti sadici – qui rappresentati dal trucido Gobbo interpretato con grottesca efficacia da Tomas Milian – film come questo alimentano negli spettatori una crescente indignazione nei confronti dei criminali impuniti, tanto da giustificare ampiamente la catartica mattanza finale.
NELLE VICINANZE
La terrazza del celebre film omonimo diretto da Ettore Scola nel 1980 è quella dell’attico di piazzale delle Belle Arti 1, all’angolo con il Lungotevere Flaminio. Qui abita il personaggio interpretato da Marcello Mastroianni e sulla terrazza dell’appartamento si riunisce il cast di stelle che comprende Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Jean-Louis Trintignant, Carla Gravina e Stefania Sandrelli. Nel medesimo stabile abita Alberto Sordi nel film Tutti dentro (1984), da lui stesso diretto.
3. Piazza del Popolo (Campo Marzio)
PIAZZA DEL POPOLO: ANGELI E DEMONI DI RON HOWARD
IL LUOGO
Ingresso principale nella città in epoca romana, qui sorgevano i Giardini di Nerone con un boschetto di pioppi (populos in latino) dal quale deriverebbe il nome della piazza.
Situata ai piedi della panoramica terrazza del Pincio, piazza del Popolo è forse la piazza più nota di Roma, con le sue chiese gemelle, le tre fontane e, al centro, l’obelisco portato a Roma da Augusto per celebrare la conquista dell’Egitto.
Alla Basilica di Santa Maria del Popolo lavorano artisti di fama come il Bramante, Raffaello e Bernini e contiene capolavori di Caravaggio e Annibale Carracci.
Nel XIX secolo la piazza diventa la sede delle esecuzioni capitali, molte delle quali raccontate dal famigerato boia Mastro Titta, mentre nel Novecento il Caffè Rosati e il ristorante Canova sono frequentatissimi luoghi d’incontro per artisti del calibro di Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano e Renato Guttuso.
LA STORIA
La storia di Angeli e demoni (2009) meriterebbe una tesi di laurea sul rapporto tra cinema e verità, luoghi reali e location cinematografiche. Uno scrittore ambienta le sue storie dove vuole, infatti l’autore del romanzo da cui il film è tratto, Dan Brown, non ha avuto problemi a nominare chiese, piazze e biblioteche romane, ma il Vaticano non ha dato il permesso al regista Ron Howard di girare il film nei luoghi di culto. Niente piazza San Pietro, men che meno la Basilica di San Pietro e la Cappella Sistina, né la chiesa di Santa Maria del Popolo.
La Diocesi di Roma ha motivato così il proprio diniego: “Forniamo spesso le nostre chiese a produzioni che hanno finalità o compatibilità con il sentimento religioso, ma non quando il film agisce in una linea di fantasia che va a ledere il comune sentimento religioso… Nel caso di Angeli e demoni non c’erano neanche i presupposti per chiederci permessi”.
Ma Ron Howard non può effettuare le riprese neanche in piazza Navona perché la Fontana dei Fiumi del Bernini, in quei giorni, è coperta per un restauro.
Così la Reggia di Caserta diventa il Vaticano, piazza San Pietro e piazza Navona vengono ricostruite in un grande parcheggio californiano e la Cappella Sistina e la Basilica di San Pietro negli studi di Hollywood.
Tra i pochi luoghi reali in cui la pellicola è stata girata, rimane piazza del Popolo, dove Tom Hanks corre verso la chiesa di Santa Maria del Popolo ma, siccome non ci può entrare, il regista, attraverso un semplice ribaltamento dei fotogrammi, gira gli interni nella caserma di fronte.
Seppur curatissime, le ricostruzioni a Los Angeles negli studi della Columbia Pictures non riescono ad eguagliare le bellezze e l’autenticità di Roma, conferendo al film un’aura piuttosto artificiale.
NELLE VICINANZE
A due passi da piazza del Popolo, in via Angelo Brunetti 24, c’è la casa in cui ha abitato Monica Vitti (1931-2022), la stessa in cui l’attrice ha girato anche Scandalo segreto (1990), l’ultimo film da lei diretto e interpretato.
4. Piazza Bucarest (Pinciano)
CASINA VALADIER: SUBURRA DI STEFANO SOLLIMA (2015)
IL LUOGO
Nato sugli antichi Horti luculliani in epoca romana, appartenuto alla famiglia Borghese dalla fine del XVI secolo e acquistato dallo Stato italiano agli inizi del Novecento, Villa Borghese è uno dei parchi più grandi e belli d’Europa, perfetta unione di natura e arte. In mezzo al verde si possono visitare la Galleria Borghese, tra i musei più importanti d’Italia (con opere di Tiziano, Raffaello, Caravaggio e Canova), il Bioparco, il Globe Theatre fondato da Gigi Proietti e oggi a lui intitolato e il Tempio di Esculapio con il laghetto. All’interno della villa, in piazza Bucarest, c’è poi la Casina Valadier, bizzarra costruzione ideata e realizzata nella prima metà dell’Ottocento dall’architetto Giuseppe Valadier. Locale alla moda, adibito a caffè raffinato o ristorante di lusso ha gli interni neoclassici affrescati con pitture di stile pompeiano.
LA STORIA
Una grande festa notturna illumina la Casina Valadier, con esponenti della Roma ricca e potente che ballano e bevono. L’ha voluta l’organizzatore di eventi Elio Germano-Sebastiano, per convincere la escort Sabrina, interpretata da Giulia Elettra Goretti, a rendersi disponibile con uno degli invitati.
Stefano Sollima è un maestro nel far trasparire le ansie, la corruzione e i crimini di una società nevrotica, esaurita e sull’orlo del baratro, che si nasconde dietro a situazioni di facciata, come è appunto la festa che vediamo in Suburra (2015). In un’atmosfera buia e piovosa à la Blade Runner, questo thriller diretto con nerbo, montato con ritmo e interpretato da un magnifico cast di attori (oltre a quelli già citati ci sono Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Greta Scarano e Alessandro Borghi), trasferisce sullo schermo il romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, autori anche della sceneggiatura insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Nel farlo, gli conferisce la tensione di un avvincente gangster movie e lo spessore di una parabola apocalittica sugli intrecci di potere che legano politica, religione e criminalità organizzata.
L’affresco di un mondo marcio e spietato non si limita però a una pellicola di denuncia civile (anche se ha profeticamente anticipato le inchieste di Mafia Capitale), ma assume il respiro più ampio di una descrizione del male dai contorni esistenziali.
Figlio d’arte, Stefano Sollima sembra aver ereditato dal padre Sergio, regista di molti thriller, western e del Sandokan televisivo, anche una particolare sensibilità nella scelta delle location, sfruttandone tutte le possibilità suggestive degli spazi. Si confronti il finale di questo film con quello di Città violenta (1970) diretto da Sergio Sollima.
NELLE VICINANZE
Nel cuore di Villa Borghese, in largo Marcello Mastroianni 15, si trova il Cinema dei piccoli, entrato nel Guinness dei primati per essere la sala cinematografica più piccola del mondo, con le sue 63 poltrone. Costruito nel 1934 da Alfredo Annibali con il nome di Casa di Topolino, si trova a pochi metri dalla Casa del cinema, struttura ben più ampia con tre sale di proiezione, una libreria specializzata e una videoteca.
5. Via Campania (Ludovisi)
VIA CAMPANIA: L’URLO DI CHEN TERRORIZZA ANCHE L’OCCIDENTE DI BRUCE LEE
IL LUOGO
Situata al centro di Roma, non lontano da Villa Borghese e da via Veneto, via Campania costeggia le Mura Aureliane nella parte compresa tra Porta Pinciana e Porta Salaria. Realizzate nel 275 dall’imperatore da cui hanno preso il nome per proteggere la città dalle invasioni dei barbari, le mura furono restaurate dai papi e, dopo la proclamazione di Roma a Capitale d’Italia e il conseguente sviluppo edilizio, furono in gran parte demolite.
All’interno di una nicchia addossata alle mura c’è un busto del generale Belisario risalente al XVII secolo, che sconfisse i Goti nel 538 e che, caduto in disgrazia, avrebbe finito i suoi giorni cieco e mendicante in questa zona. A lui è stata intitolata anche una strada, via Belisario, nel vicino rione Sallustiano, a sottolineare il rapporto che il generale bizantino aveva con questa zona di Roma.
LA STORIA
Sbarcato nella primavera del 1972 da Hong Kong all’aeroporto di Fiumicino, come il protagonista del film da lui scritto, diretto e interpretato, Bruce Lee passa pressoché inosservato: nessun giornalista lo incontra, non ci sono interviste né servizi fotografici. Solo poche foto da turista lo ritraggono insieme a Chuck Norris, Nora Miao o altri membri della troupe sullo sfondo del Colosseo, delle fontane di Tivoli o di piazza Navona.
Bruce Lee soggiorna per l’intera lavorazione del film all’Hotel Flora in via Veneto 191, dove vengono girate anche alcune sequenze con Malisa Longo (nel ruolo della prostituta trovata in piazza Navona). Il Chen campione di arti marziali da lui interpretato abita invece nella vicina via Campania. Nel progetto originario Bruce Lee avrebbe voluto utilizzare come set tutti i luoghi storici più importanti di Roma, ma lo scarso budget di cui disponeva e la mancanza dei permessi da parte delle autorità lo costrinsero spesso a rubare poche inquadrature lasciando una mancia ai sorveglianti e ad arrangiarsi poi ad Hong Kong. Motivo per cui nel celebre finale con il duello tra il suo personaggio e quello di Chuck Norris al Colosseo, sulla falsariga degli antichi gladiatori, girato in studio con dei fondali posticci, la location risulta visibilmente fasulla.
Bruce Lee, morto improvvisamente l’anno successivo in circostanze ancora poco chiare, sarebbe diventato un mito del cinema d’azione e il film, uscito postumo nelle sale italiane, avrebbe riscosso un clamoroso successo a livello internazionale. Nonostante il rifiuto di girare all’interno del vero Anfiteatro Flavio, la scena di combattimento nel finto Colosseo è ancora oggi un cult.
NELLE VICINANZE
A pochi passi dal Bioparco di Villa Borghese, in una suite dell’Hotel Aldrovandi di via Ulisse Aldrovandi 11, abitava il regista Dino Risi (1916-2008), uno dei più grandi autori del nostro cinema. Universalmente riconosciuto come uno dei maestri della Commedia all’italiana, ha diretto opere divenute dei veri e propri capisaldi dell’intrattenimento popolare: da Poveri ma belli (1957) a Il sorpasso (1962), da I mostri (1963) a Profumo di donna (1974).
6. Via Carlo Cattaneo, 2A (Esquilino)
COLLEGIUM RUSSICUM: RUSSICUM DI PASQUALE SQUITIERI (1987)
IL LUOGO
Dei sette colli di Roma, l’Esquilino è il più alto e il più esteso. Di etimologia incerta (il leccio esculus sacro a Giove, le excubiae, guardie armate di Romolo, gli abitanti exquilini fuori dalle mura all’interno delle quali stavano invece gli inquilini), affonda la propria storia in un passato remotissimo. Fortificato da Servio Tullio, il colle era sede della villa di Mecenate e le abitazioni di Virgilio e Orazio. Oggi il rione è il simbolo della Roma multietnica.
LA STORIA
Via Carlo Cattaneo collega la Stazione Termini con la Basilica di Santa Maria Maggiore. In questa strada, al civico 2A, nel 1929 nasce il Collegium Russicum. Voluto da papa Pio IX e dal gesuita francese Michel d’Herbigny è un istituto di formazione per i seminaristi immigrati dalla Russia bolscevica a causa della persecuzione anticattolica del regime sovietico:un collegio di sacerdoti internazionali che hanno il compito di predicare in Russia, a rischio del martirio. Tra le decine di ecclesiastici ordinati, molti, a partire dal primo rettore Vendelin Javorka, sono stati fucilati o imprigionati nei gulag. Oggi il Russicum non subisce persecuzioni ma è impegnato a farsi spazio in una Russia a maggioranza ortodossa.
Nel 1988 Pasquale Squitieri ambienta nella sede del collegio un thriller politico incentrato sui preparativi per un viaggio del papa in Unione Sovietica e, ispirandosi al romanzo I martedì del diavolo di Enzo Russo, immagina che, all’interno dell’istituto che fa da ponte tra l’Italia e la Russia, si annidino agenti segreti della Cia e del Kgb che si battono a favore o contro il viaggio del papa. L’intricatissima trama fitta di misteri, delitti, doppi giochi, ricatti e colpi di scena, si snoda in un labirinto politico, con l’intenzione di miscelare l’action movie di marca statunitense con il nobile cinema di denuncia civile italiano, spremendo i succhi dell’ambientazione nella Roma vaticana per creare inedite atmosfere spionistiche.
Invece il film scontenta tutti: stroncato dalla critica come un ingarbugliato polpettone fantapolitico di difficile decifrazione, viene disertato dal pubblico, nonostante un cast internazionale che mette insieme F. Murray Abraham e Rossano Brazzi, Treat Williams e Leopoldo Mastelloni, Danny Aiello e Rita Rusic.
NELLE VICINANZE
In via Guglielmo Pepe, al civico 45, c’è Il teatro Ambra Jovinelli, tempio dell’avanspettacolo. Dal 1909, anno in cui fu inaugurato, è il palcoscenico sul quale si sono affermati i grandi comici del varietà italiano, da Ettore Petrolini a Totò, da Alberto Sordi a Lino Banfi. Negli anni Cinquanta era il cinema-varietà più importante di Roma.
7. Piazza Mattei, 10 (Sant’Angelo)
PALAZZO COSTAGUTI: IL TALENTO DI MR. RIPLEY DI ANTHONY MINGHELLA
IL LUOGO
Situata nel cuore della Roma rinascimentale e del quartiere ebraico, piazza Mattei prende nome dal Palazzo di Giacomo Mattei che qui si affaccia, il più antico dei cinque edifici che costituiscono la cosiddetta Isola Mattei.
La leggenda narra che il duca Mattei, amante del gioco d’azzardo, un giorno perse in un colpo solo l’intero patrimonio familiare, per questo il futuro suocero si rifiutò di concedergli in sposa la figlia. In risposta, il duca nottetempo posizionò al centro della piazza la splendida Fontana delle Tartarughe. Il giorno seguente invitò a palazzo la promessa sposa e suo padre per mostrar loro l’opera, ed esclamò: “Ecco che cosa è in grado di realizzare in poche ore uno squattrinato Mattei!”
Il duca, che sposò la ragazza, in realtà aveva trasferito la fontana dal giardino di un amico alla piazza.
Progettata da Giacomo Della Porta, la fontana cinquecentesca è famosa per le tartarughe aggiunte da Bernini nel 1658 (oggi copie degli originali, conservati nei Musei Capitolini).
LA STORIA
Al civico 10 di piazza Mattei c’è il palazzo nobiliare che Tom Ripley prende in affitto spacciandosi per Dickie Greenleaf. Il primo, interpretato da Matt Damon, ha assassinato il secondo, interpretato da Jude Law. I n un gioco criminale pirandelliano Ripley, sbarazzatosi del cadavere di Greenleaf, ne assume l’identità per fingere che la vittima sia ancora viva.
Lo scambio di nomi coinvolge anche le location: quello che nel film si chiama Palazzo Gioia è in realtà Palazzo Costaguti e, insieme alle altre località italiane nelle quali è ambientato questo giallo di produzione statunitense, contribuisce a comporre un’immagine assai folkloristica dell’Italia. Si va dalla Roma del centro storico alle coste dell’Argentario e di Procida, da Venezia a Napoli, da Ischia a Livorno. Il regista Anthony Minghella squaderna un’Italia da cartolina, come la immagina il turista medio americano, fatta di sole, mare, pizza e mandolini. Così anche il severo palazzo romano affrescato dal Guercino, rifugio per i cittadini ebrei ai tempi del nazismo, diventa una quinta pittoresca per le azioni diaboliche del perverso protagonista.
Remake del francese In pieno sole (1960) con Alain Delon, Il talento di Mr. Ripley (1999), tratto dal romanzo omonimo di Patrica Highsmith, pur prodotto dal grande Sidney Pollack e candidato a 5 Oscar, è meno riuscito dell’originale, ma incuriosisce soprattutto per il nutrito cast di star sia italiane che internazionali. Oltre ai due protagonisti, Damon e Law, ci sono Cate Blanchett, Sergio Rubini, Fiorello con il fratello Beppe e Philip Seymour Hoffman. E poi ancora Stefania Rocca, Gwyneth Paltrow, Jack Davenport e la caratterista Anna Longhi, moglie di Alberto Sordi nelle Vacanze intelligenti e ne Il tassinaro.
NELLE VICINANZE
Nel Palazzo Giacomo Mattei, al civico 19 della piazza, ha abitato Mario Marenco (1933-2019), architetto di talento (il suo studio era in cima alla scalinata del cortile quattrocentesco della casa) e attore geniale dalla vena surreale che ha rivoluzionato la comicità italiana alla radio (Alto gradimento), in televisione (L’altra domenica), nella letteratura (Lo scarafo nella brodazza) e al cinema (Il pap’occhio dell’amico Renzo Arbore). Fu diretto, tra gli altri, da Dino Risi nella serie TV E la vita continua (1984)
8. Lungotevere della Farnesina (Trastevere)
LUNGOTEVERE DELLA FARNESINA: SPECTRE DI SAM MENDES (2015)
IL LUOGO
Il Lungotevere della Farnesina costeggia il fiume da Ponte Sisto a Ponte Mazzini. Prende il nome dalla villa edificata agli inizi del Cinquecento per il banchiere Agostino Chigi, contenente preziosi affreschi di Raffaello e Giulio Romano.
Proprio qui sono stati ritrovati i resti di un’antica villa romana appartenente a Clodia, la Lesbia resa famosa dalle poesie di Catullo.
La Farnesina, oggi proprietà dello Stato italiano, insieme all’attiguo Palazzo Corsini, è la sede dell’Accademia dei Lincei. Il parco del palazzo è la sede dell’Orto botanico.
LA STORIA
L’Aston Martin DB10 di James Bond e la Jaguar C-X75 di mister Hinks sfrecciano nella notte a folle velocità sul Lungotevere della Farnesina, dove è ambientato uno degli inseguimenti automobilistici più spettacolari della storia di 007.
A guidare i due bolidi ci sono l’agente Daniel Craig e il cattivo Dave Bautista (o le loro controfigure). La corsa si conclude solo quando l’Aston Martin di Bond finisce nelle acque del Tevere e il protagonista, illeso, atterra col paracadute su Ponte Sisto.
Per giorni, durante le riprese, Roma è stata letteralmente paralizzata, ma le lamentele dei residenti non hanno superato l’entusiasmo di fan e curiosi, che hanno affollato i blindatissimi set sparsi per la Capitale. Tra le location, doveva esserci anche il Cimitero del Verano, ma i permessi per le riprese sono stati negati dall’Arciconfraternita di carità verso i trapassati.
Attentissima come al solito la scelta delle ambientazioni, che evidenza il contrasto tra le storiche vie del centro (come via Plauto) e la dinamica mozzafiato della moderna tecnologia di cui sono dotate le auto di lusso, tra le imponenti geometrie dell’EUR (il Museo della civiltà romana) e la celebrazione di un austero funerale nella tradizione della serie.
Dopo la regia del precedente Skyfall (2012), Sam Mendes con Spectre (2015) dirige un altro Bond crepuscolare e avvincente, secondo la formula del blockbuster d’autore che riesce al contempo a mantenersi fedele allo spirito del personaggio creato da Ian Fleming.
Il cliché dell’agente segreto caratterizzato da quel savoir-faire scanzonato e irriverente, tra le mani di Mendes si incrina, lasciando il posto a un eroe sicuramente più al passo coi tempi, ma perennemente in crisi, costretto a fare i conti col passato e a misurarsi con la sofferenza.
NELLE VICINANZE
Nel Palazzo Torlonia di via della Lungara 3 ha abitato dal 1971 fino alla sua morte il regista Bernardo Bertolucci (1941-2018), frequentatore assiduo del vicino Caffè Settimiano e dei vicoli e delle piazze trasteverine. Nel medesimo palazzo, di fronte alla John Cabot University, viveva la scrittrice Fernanda Pivano.
9. Via di Sant’Alessio (Ripa)
VIALE VATICANO: MISSION: IMPOSSIBLE 3 DI J.J. ABRAMS (2006)
IL LUOGO
La Basilica di San Pietro è la più grande e la più importante chiesa cristiana del mondo, centro del cattolicesimo e sede del papato.
Luogo di horti e villae ai tempi dell’antica Roma, il destino della zona è segnato nel 67 dal martirio di San Pietro, ai piedi del colle Vaticano e dalla sua sepoltura in via Cornelia.
Lungo la parte delle Mura Leonine che segna il confine nord ovest di Città del Vaticano con lo stato italiano, corre viale Vaticano, una lunga strada che unisce via Leone IV e via Niccolò V, all’inizio della quale si trova l’ingresso dei Musei Vaticani.
LA STORIA
Il terzo capitolo delle avventure dell’agente Ethan Hunt in (2006) interpretato da Tom Cruise, prevede una trasferta a Roma quando si scopre che il cattivo Owen Davian-Philip Seymour Hoffman andrà nella Città del Vaticano per vendere un’arma dal nome in codice “zampa di lepre”.
Così, per catturare il criminale, Tom Cruise e il suo socio fingono un guasto al carburatore del furgone giallo sul quale viaggiano e creano un ingorgo sul viale Vaticano.
Ispirata a una serie televisiva degli anni Sessanta, la saga di Mission: Impossible rappresenta il tentativo di emulare il modello di James Bond per aggiornarlo ai ritmi veloci dei blockbuster di oggi. Il successo del primo film diretto da Brian De Palma nel 1996, spinge il protagonista Tom Cruise a produrre i successivi capitoli, cambiando ogni volta regista (John Woo, Brad Bird, Christopher McQuarrie) ma mantenendo inalterata la formula vincente dell’action movie adrenalinico, ambientato nelle località più suggestive del pianeta.
Buona parte del successo della saga è dovuto alle prestazioni acrobatiche del protagonista, per le quali non ha mai usato alcuna controfigura. Oltre a questo, il gusto vintage dello spionaggio dei tempi della Guerra fredda, unito agli effetti speciali della tecnologia più recente, rappresentano la ricetta di un cinema capace di intrattenere un pubblico trasversale ed eterogeneo.
Emblematica la colonna sonora, che riprende il tema scritto da Lalo Schifrin per i telefilm e ne ricalca le atmosfere con le musiche di Michael Giacchino. Gli incassi a nove zeri al botteghino e l’ottima forma del sessantenne Tom Cruise lasciano intendere che vedremo l’agente Hunt impegnato in molte altre avventure mozzafiato.
NELLE VICINANZE
Anche se nacque per caso a Torino, durante una tournée teatrale dei genitori, il romanissimo Renato Rascel (1912-1991) ha vissuto l’infanzia e la giovinezza in una casa a Borgo Pio, tra la Basilica di San Pietro e Castel Sant’Angelo. Cantante, attore e regista, ha interpretato numerosi film, tra cui Il cappotto di Alberto Lattuada e Policarpo ufficiale di scrittura di Mario Soldati.
Diretto, tra gli altri, da Steno, Dino Risi, Vittorio De Sica e Franco Zeffirelli, in televisione fu uno straordinario Padre Brown e a teatro duettò con Gigi Proietti e Walter Chiari.
10. Via Cristoforo Colombo (EUR)
VIA CRISTOFORO COLOMBO: ROMA VIOLENTA DI FRANCO MARTINELLI (1975)
IL LUOGO
Con i suoi 27 chilometri di lunghezza, via Cristoforo Colombo collega il centro storico della città con il mare ed è una delle arterie più importanti di Roma.
Ideata nel 1937 durante il fascismo e voluta da Mussolini per l’Esposizione Universale di Roma del 1942, inizialmente si chiamava via Imperiale, poi con la caduta del regime fu ribattezzata via dei Navigatori e, dal 1948, è stata intitolata all’esploratore genovese.
Negli anni è stata set di numerosi film come Roma di Fellini, Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy e Le ragazze di piazza di Spagna di Luciano Emmer.
LA STORIA
Maurizio Merli, eroe ammazzasette del cinema degli anni Settanta qui nel ruolo del commissario Betti, sventa la rapina in banca della banda di Franco Spadoni, detto il Chiodo, interpretato da John Steiner. Il bandito riesce a fuggire in auto e il commissario lo insegue: il primo a bordo di una BMW 1800, mentre l’altro guida un’Alfa Romeo Giulia super 1600. Iniziato in una piazza di Aprilia e proseguito sul viadotto della Magliana, l’inseguimento, tra i più lunghi e spettacolari del cinema italiano, continua veloce sul rettilineo di via Cristoforo Colombo.
Poco importa che il delinquente spari a dei bambini che escono da scuola per fermare il poliziotto, che lo incalza fino a ucciderlo dalle parti del Cimitero del Verano. Il tutto avviene sulle note trascinanti di Gangster story dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis, gli Oliver Onions delle colonne sonore dei film con Terence Hill e Bud Spencer.
Il regista di Roma violenta (1975) avrebbe dovuto essere Enzo G. Castellari che però, impegnato su un altro set, lascia il posto a suo padre Marino Girolami, artigiano di buon mestiere legato al genere comico (dirigeva le farse di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia), motivo per cui ha preferito firmarsi con lo pseudonimo di Franco Martinelli. Capostipite del fortunato filone poliziottesco che mostra il dilagare della violenza e dell’impunità nelle città italiane, il film ha un tale successo che viene seguito l’anno successivo da Milano violenta di Mario Caiano e Napoli violenta di Umberto Lenzi.
Ancora oggi i critici e gli storici si dividono tra chi giudica questi polizieschi frutto di una deriva reazionaria e chi li rivaluta come denuncia della strategia della tensione e delle trame eversive.
NELLE VICINANZE
Di fronte alle Terme di Caracalla, in via Druso 45, ha abitato Alberto Sordi (1920-2003) dal 1954 fino alla sua morte. Oggi la villa è diventata un museo che serba intatti i saloni e l’arredamento originari e contiene gli oggetti e le opere d’arte appartenute all’attore. Dichiarata bene di interesse culturale sotto il vincolo del ministero dei Beni culturali e ambientali, è visitabile su prenotazione.
(Testi a cura di Fabio Canessa, podcast a cura di Alessandra Accardo)
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