FONTANA DI TREVI: LA DOLCE VITA DI FEDERICO FELLINI (1960)
IL LUOGO
La più grande e famosa fontana di Roma costituisce la mostra terminale dell’Acqua Vergine, acquedotto voluto da Marco Vipsanio Agrippa nel 19 a.C. unico degli acquedotti romani in uso fino ai nostri giorni. La realizzazione della fontana inizia nel 1453 per essere poi inaugurata da papa Clemente XII nel 1762, passando nei secoli attraverso i progetti di Leon Battista Alberti, Bernardo Rossellini, Gian Lorenzo Bernini, Nicola Salvi e Giuseppe Pannini. Il gruppo statuario, opera di Pietro Bracci, rappresenta Oceano sulla conchiglia trascinata dai cavalli alati (uno placido e uno agitato, a significare la doppia natura del mare), affiancato da statue dell’Abbondanza e della Salubrità. La tradizione del lancio della monetina da parte dei turisti garantisce una cifra annuale intorno al milione e mezzo di euro, che il Comune elargisce alla Caritas.
LA STORIA
Il bagno di Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana di Trevi è una delle sequenze più celebri della storia del cinema. Girata tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 1959, richiede una settimana di lavorazione durante la quale il set notturno è sempre circondato da una folla di curiosi che si accalca sulla piazza. La temperatura fredda e l’acqua gelata costringono Mastroianni a indossare sotto i vestiti una muta da sub e a ubriacarsi di vodka prima di entrare nella fontana. La scena sarà rievocata da Ettore Scola in C’eravamo tanto amati, con Fellini e Mastroianni chiamati a recitare loro stessi sul set intorno alla fontana.
Capolavoro del cinema e fenomeno di costume, fotografia di un’epoca e profezia visionaria della società futura, critica spietata di un mondo vuoto e testimonial turistico di una Roma magica, “La dolce vita” – scrisse Pasolini – “è troppo importante perché se ne possa parlare come si fa di solito di un film”. Ha inventato il mito di via Veneto (peraltro mai ripresa dal vero, ma ricostruita nel Teatro 5 di Cinecittà), ha creato neologismi, come ‘paparazzo’ (nome del personaggio del fotografo interpretato da Walter Santesso e da lì diventato sostantivo comune) e lo stesso ‘dolcevita’ (poi maglione girocollo), ha segnato il debutto cinematografico di Umberto Orsini, Adriano Celentano e Valeria Ciangottini, ha costituito uno spartiacque tra il Fellini ‘realista’ e quello ‘onirico’. Scritto da Fellini insieme a Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, musicato dalla celebre colonna sonora di Nino Rota, è un affresco corale che racconta la decadenza morale ed esistenziale sul palcoscenico delle antiche bellezze romane (significativa anche la sequenza del night dentro le Terme di Caracalla).