In una via Proba Petronia resa assolata e solitaria dall’estate inizia Il sorpasso, il capolavoro di Dino Risi che consacrò il carisma di Vittorio Gassman: il percorso della commedia degli anni d’oro non può che partire da qui. E poi proseguire in via Gregorio VII, dove abita Totò in Guardie e ladri, per continuare sul Lungotevere Portuense, lungo il quale si trova la casa di Stefania Sandrelli nel bellissimo film di Antonio Pietrangeli Io la conoscevo bene.
Doveroso un passaggio in piazza Santa Maria in Cosmedin per ricordare le Vacanze romane di Gregory Peck e Audrey Hepburn alle prese con la Bocca della Verità prima di raggiungere piazza degli Zingari, sede della tipografia nella quale La banda degli onesti di Totò stampa i soldi falsi. È sempre Totò, stavolta insieme ad Anna Magnani, ad attraversare corso Vittorio Emanuele, nei pressi della chiesa di Sant’Andrea della Valle, la notte di Capodanno in Risate di Gioia. Da qui ci spingiamo fino a via di Santa Maria in Monticelli per ritrovare l’abitazione di Alberto Sordi del celeberrimo Un americano a Roma diretto da Steno. Ora attraversiamo il Tevere e percorriamo i primi metri di via Garibaldi per andare a trovare invece Silvana Pampanini, La bella di Roma corteggiata da Sordi nel film di Luigi Comencini. E seguiamo ancora Sordi, che vaga ubriaco di notte in Accadde al penitenziario in via dei Crociferi, tra la Fontana di Trevi e quella che oggi si chiama proprio Galleria Alberto Sordi. Ultima tappa in via delle Tre Cannelle, dove c’è il banco dei pegni che I soliti ignoti di Mario Monicelli progettano di rapinare.
1. Via Proba Petronia, 66 (Balduina)
VIA PROBA PETRONIA: IL SORPASSO DI DINO RISI (1962)
IL LUOGO
Il nome del quartiere deriva dal conte Baldovino Del Monte, fratello di papa Giulio III, proprietario dei terreni alle pendici di Monte Mario, il luogo più alto di Roma, del quale la Balduina occupa il versante meridionale. Fino all’inizio del Novecento è una distesa di pascoli e boschi, all’interno dei quali si trovavano ville e poderi appartenenti all’aristocrazia romana. Il nome della via viene dalla patrizia Proba Petronia, vissuta nel IV secolo, autrice di un poema sull’imperatore Costanzo II e di una versione della Bibbia in esametri.
LA STORIA
Nella Roma assolata e deserta del giorno di Ferragosto, una Lancia Aurelia bianca si ferma in via Proba Petronia, ne scende Vittorio Gassman (nel ruolo di Bruno Cortona) per bere a una fontanella e da una finestra del civico 66 si affaccia il giovane Jean-Louis Trintignant (Roberto), al quale l’altro chiede di fare una telefonata. È l’inizio di un viaggio epico nell’Italia del boom che comincia con la festa e finisce con la morte. Un’“Easy rider” nostrano che parte da Roma per attraversare l’Aurelia fino a Castiglioncello, luogo simbolo delle vacanze spensierate: un percorso di incontri e conoscenze che appare al giovane Roberto un romanzo di formazione e si rivelerà invece di distruzione.
Una narrazione scoppiettante che, nella migliore tradizione della commedia all’italiana, nasconde un fondo cupo. Dino Risi dimostra una capacità straordinaria di raccontare il presente, squarciando il velo del boom in presa diretta, e di anticipare il futuro: con la nuova società del benessere, va affermandosi la seducente vitalità dei Bruno Cortona, vivacissimi esempi di magnetica cialtroneria destinati a condurci nella scarpata. La sceneggiatura di Ettore Scola e Ruggero Maccari traccia un affresco degli anni Sessanta, condito dalle canzoni estive d’epoca, più rivelatore e incisivo di qualsiasi saggio storico. Scritto originariamente da Rodolfo Sonego per Alberto Sordi, il film è oggi impensabile senza la travolgente interpretazione di Vittorio Gassman, che raggiunge uno dei vertici della sua esaltante carriera. Il grande attore riconosce a Risi di essere dotato “di quel senso dell’osservazione momentanea, della realtà che si crea e un momento dopo già cambia, che è in definitiva la vera specificità del cinema”.
NELLE VICINANZE
Vicino a Vigna Clara, in via Cortina D’Ampezzo 156, abitava Bud Spencer (1929-2016), nato Carlo Pedersoli, campione di nuoto e attore tra i più popolari del nostro cinema. In coppia con Terence Hill nella saga di Trinità o da solo in quella di Piedone lo sbirro, in opere d’autore con Carlo Lizzani ed Ermanno Olmi, i suoi film, campioni d’incasso ai botteghini di tutta Europa, hanno una notorietà universale.
NAVIGATORE
via Proba Petronia – via Gregorio VII
2. Via Gregorio VII, 141 (Aurelio)
VIA GREGORIO VII: GUARDIE E LADRI DI MARIO MONICELLI E STENO (1951)
IL LUOGO
La zona è sempre stata, fin dall’antichità, un percorso di passaggio per scambi commerciali tra la via Aurelia, il Tevere e il centro della città. Già in epoca romana è sede di ville dell’aristocrazia, come pure dal Quattrocento in poi. Territorio agricolo fino agli inizi del Novecento, vi arrivava il tram 233, che trasportava gli abitanti del centro in cerca di prati e osterie. La via, prevista nel piano regolatore del 1931, negli anni Cinquanta ha ancora poche abitazioni, con giochi liberi all’aperto, tra i prati e le marrane.
LA STORIA
In via Gregorio VII 141, all’angolo con via dell’Argilla, abita Totò, nel ruolo del “ladro” Ferdinando Esposito, insieme alla moglie Giovanna (Ave Ninchi).
Ma la via di oggi, a quattro corsie, è difficilmente riconoscibile in quella strada di terra e di fango, nella periferia sterrata, semiabbandonata e disseminata di baracche e acquitrini dove si aggira Aldo Fabrizi, la “guardia” Lorenzo Bottoni, per sorvegliare le mosse del truffatore Totò. Sono la cupola di San Pietro sullo sfondo e il palazzo d’angolo del civico 141, ancora adesso uguale a quello del film, a garantire che si tratta di via Gregorio VII, che proprio in quegli anni andava ampliandosi e definendo la propria natura. Che non fu, come era previsto, caratterizzata da villini residenziali ma, a causa della speculazione edilizia dell’epoca, da palazzoni ad alta densità abitativa.
Il film è uno dei capolavori del nostro cinema, grazie a una miscela di talenti affiatati tra di loro: una coppia di registi in stato di grazia, Mario Monicelli e Steno, con una coppia di comici in forma smagliante, Totò e Aldo Fabrizi, la collaborazione alla sceneggiatura di una coppia di scrittori sopraffini come Ennio Flaiano e Vitaliano Brancati, oltre alla fotografia di Mario Bava e alle scenografie di Flavio Mogherini, destinati a diventare entrambi registi di prim’ordine. Nemici umanissimi come don Camillo e Peppone, i due protagonisti traghettano il neorealismo nella commedia all’italiana, tracciano il profilo dell’identità italiana con umori agrodolci, denunciano in toni teneri e scanzonati la miseria del Dopoguerra e mostrano i profondi cambiamenti che stanno avvenendo nell’urbanistica romana. Il soggetto è di Piero Tellini, da un’idea di Federico Fellini.
NELLE VICINANZE
In via Gregorio VII abitava Paolo Panelli (1925-1997), attore romano, comico di talento e dai guizzi surreali, protagonista a teatro e in televisione, ma interprete anche di cinquant’anni di cinema: dal film di guerra Alfa Tau! (1942) di Francesco De Robertis alla commedia nera Parenti serpenti (1992) di Mario Monicelli.
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via Proba Petronia – via Gregorio VII – via Garibaldi
3. Via Garibaldi (Trastevere)
VIA GARIBALDI: LA BELLA DI ROMA DI LUIGI COMENCINI (1955)
IL LUOGO
Nel 1871, il Comune di Roma decide di intitolare a Garibaldi la via che più di ogni altra ha vissuto l’eroica resistenza della Repubblica Romana. Ancora oggi possiamo notare le tracce delle battaglie, come dimostra la lapide con la palla di cannone dell’artiglieria francese posta sul muro della chiesa di San Pietro in Montorio. Quasi di fronte troviamo il Monumento ai caduti per la causa di Roma Italiana, con i nomi delle vittime e la tomba di Goffredo Mameli, l’eroe autore dell’inno nazionale ferito a morte il 3 giugno 1849.
LA STORIA
Silvana Pampanini (Nannina), la bella di Roma, abita in via Garibaldi 71, a pochi metri dal fondo che, qualche anno dopo, sarà la sede del celebre Folkstudio, dove esordiranno Francesco De Gregori, Antonello Venditti e si esibirà perfino un giovanissimo Bob Dylan.
Nannina lavora come cassiera in un bar di via Monte Savello, ma la sua casa è nel cuore di Trastevere, quartiere che, nell’immaginario dell’epoca, è generoso di belle ragazze popolane dal fisico procace e dalla personalità prorompente: personaggi che sembrano cuciti su misura per le maggiorate del tempo, come appunto Silvana Pampanini o Gina Lollobrigida, protagonista di Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), diretti dallo stesso Luigi Comenicini subito prima di questo film.
Per molti versi, La bella di Roma apparterrebbe al medesimo genere di commedia rosa popolare, frutto tardo di un neorealismo edulcorato ormai scacciapensieri, se non fosse per la presenza di un Alberto Sordi magistrale nel tratteggiare con verve irresistibile il suo personaggio di adultero cialtrone e umanissimo, di libertino cattolico spronato dalla conquista e frenato dai sensi di colpa. Popolato da caratteristi di lusso, come Paolo Stoppa e Sergio Tofano, Lina Volonghi e Bice Valori, Antonio Cifariello e il giovane Gigi Reder che sarà il ragionier Filini di Fantozzi, il film ha il merito di presentare una Roma del centro storico ancora a misura d’uomo, un paesone all’interno del quale tutti si muovono con gran disinvoltura. Da confrontare la sicurezza con cui il giovane Sordi domina la scena con lo smarrimento tra le vie della città dell’anziano protagonista interpretato quarant’anni dopo in Nestore, l’ultima corsa (1994), diretto dallo stesso Sordi.
NELLE VICINANZE
In via di Porta Settimiana, all’angolo con via Garibaldi, una targa ricorda che fu girata lì una scena del film cult di Carlo Verdone Un sacco bello (1980): “A Porta Settimiana Leo (Carlo Verdone) schiva l’auto di Mario Brega e rovescia una bottiglia d’olio. Al diverbio col vicinato segue l’incontro con la turista spagnola Marisol”.
NAVIGATORE
via Gregorio VII – via Garibaldi – via di Santa Maria in Monticelli
4. Via di Santa Maria in Monticelli (Regola)
SANTA MARIA IN MONTICELLI: UN AMERICANO A ROMA DI STENO (1954)
IL LUOGO
Nel Medioevo, la via era chiamata Contrada Pauli e i palazzi Case di San Paolo, perché secondo la leggenda qui abitava San Paolo appena giunto a Roma. Il nome deriva dalla Chiesa di Santa Maria in Monticelli, chiamata così perché edificata su un rialzo del terreno; caratterizzata dal bel campanile romanico, venne consacrata da papa Innocenzo II nel 1143. L’atmosfera antichissima del quartiere medievale è stata in parte compromessa dai mutamenti per la costruzione del ministero di Grazia e Giustizia nella vicina via Arenula.
LA STORIA
Nando Mericoni (Alberto Sordi) sogna di abitare a Kansas City, ma la sua casa è in via di Santa Maria in Monticelli 5. Lo si vede all’inizio del film rientrare a notte fonda, sgridato dal padre affacciato alla finestra, dopo essere uscito entusiasta dalla proiezione di un western al cinema Eden di piazza Cola di Rienzo e aver percorso esaltato via del Portico d’Ottavia e i vicoli del Ghetto. Il personaggio di Nando Mericoni era già apparso in Un giorno in pretura (1954) di Steno e il grande successo di pubblico convince i produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentiis a realizzare questo sequel che consacrerà Alberto Sordi beniamino del pubblico e attore applaudito dalla critica ben oltre l’interprete di macchiette divertenti.
Pietra miliare nella storia del costume, il film, scritto da Lucio Fulci, Ettore Scola, Alessandro Continenza, Sordi e Steno, graffia con irresistibile verve satirica il tipico giovanotto del dopoguerra, metà bullo metà fallito, insofferente del vivere italiano e fan sfegatato dei miti statunitensi (da Tom Mix a Joe Di Maggio), sul quale nello stesso periodo aveva ironizzato Renato Carosone con “Tu vuo’ fa’ l’americano”. Il contrasto è già nella scenografia: tra i grattacieli di New York sulle locandine dei cinema e le mura antiche del centro storico romano, tra il modesto appartamento di Nando e i poster americani dei quali è tappezzato, con i gagliardetti della High School e una damigiana che simula il contenitore d’acqua degli uffici d’oltreoceano. Celeberrima la sequenza improvvisata da Sordi con l’elogio del cibo americano e il disgusto che lo fa ripiegare sui maccheroni cucinati dalla mamma. Nando Mericoni tornerà con una terza avventura in Di che segno sei? (1975) di Sergio Corbucci.
NELLE VICINANZE
Proseguendo in direzione Campo de’ Fiori, in vicolo delle Grotte 10 una targa ricorda il luogo natale di Aldo Fabrizi (1905-1990): “Aldo Fabrizi è nato in questa casa. Qui comincia la lunga strada che avrebbe percorso quel bambino destinato ad amare le tavole del palcoscenico quanto le tavole imbandite. Se riuscirete a fermarvi un momento sentirete ancora nell’aria la sua risata. Aldo è ancora qui, non se ne è mai andato”.
NAVIGATORE
via Garibaldi – via Santa Maria in Monticelli – corso Vittorio Emanuele
5. Corso Vittorio Emanuele II, 168 (Sant’Eustachio)
CORSO VITTORIO EMANUELE: RISATE DI GIOIA DI MARIO MONICELLI (1960)
IL LUOGO
Tra le arterie principali di Roma, la strada risale al piano regolatore del 1873, che prevedeva un prolungamento di via Nazionale da piazza Venezia al Lungotevere. Il corso, considerato il capolavoro dell’architettura umbertina, viene tracciato seguendo i monumenti più importanti della zona. Al rione Sant’Eustachio appartiene la parte del corso Vittorio Emanuele compresa tra via dei Chiavari e corso del Rinascimento: qui si trovano il Palazzetto Le Roy e la basilica di Sant’Andrea della Valle. Il primo, all’angolo con via dei Baullari, costruito nel 1523 su resti di età romana per il prelato Tommaso Le Roy, è oggi sede del Museo di scultura antica Giovanni Barracco. La chiesa, iniziata nel 1591 e conclusa nel 1665, ha la terza cupola più alta di Roma dopo San Pietro e quella dei Santi Pietro e Paolo. All’interno è ambientato il primo atto della “Tosca” di Giacomo Puccini.
LA STORIA
Il film, uscito nel Natale del 1960, è ambientato durante la notte dell’ultimo dell’anno. Tratto dai Racconti romani (1954) di Alberto Moravia, sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico, Age e Scarpelli, diretto da Mario Monicelli, il film segna il ritorno della coppia formata da Totò e Anna Magnani, che avevano lavorato insieme a lungo a teatro e nel varietà, e costituisce il debutto italiano per il giovane Ben Gazzara. Si tratta di una commedia agrodolce, crepuscolare e malinconica, nella quale seguiamo due ladruncoli in azione nei veglioni di Capodanno, insieme a una donna che sbarca il lunario come comparsa a Cinecittà, ignara delle loro intenzioni.
L’ultima parte del film è girata in corso Vittorio Emanuele: al Palazzetto Le Roy del civico 168 abita un gruppo di tedeschi che invita il trio ai festeggiamenti per poi cacciarlo quando scoprono un tentativo di furto. Nella chiesa di Sant’Andrea della Valle è ambientata la sequenza cruciale nella quale Lello (Ben Gazzara) ruba la collana della statua della Madonna, ma viene accusata Gioia (Anna Magnani). Inquadrando i protagonisti che percorrono un corso Vittorio Emanuele deserto, Monicelli cattura bene l’atmosfera struggente dell’alba del Capodanno e insieme la patetica esistenza di personaggi vinti, falliti nelle aspirazioni di affermarsi nel mondo dello spettacolo, incapaci poi come piccoli criminali e perdenti anche nelle relazioni sentimentali: Umberto (Totò) è innamorato di Gioia, che lo respinge ed è attratta dal giovane Lello, il quale invece la corteggia solo per sfruttarla come ingenua trasportatrice della refurtiva. Memorabile l’esibizione di Totò e Anna Magnani che intonano “Geppina Gepi”, un brano di Francesco Saverio Mangieri che i due cantavano ai tempi del varietà.
NELLE VICINANZE
Al civico 203 di corso Vittorio Emanuele II si trovava il cinema Augustus, progettato da Riccardo Morandi nel 1933, prima sala razionalista, strutturalista e modernista realizzata in Italia, definita da Morandi “una chicca di cinema proiettato nel futuro”. Nel 2012 viene occupato e trasformato in discoteca, oggi è riaperto come teatro, utilizzato per eventi e spettacoli multimediali.
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via di Santa Maria in Monticelli – corso Vittorio Emanuele – via dei Crociferi
6. Via dei Crociferi (Trevi)
VIA DEI CROCIFERI: ACCADDE AL PENITENZIARIO DI GIORGIO BIANCHI (1955)
IL LUOGO
I Crociferi erano religiosi dell’Ordine dei Fratelli Ospitalieri, istituito nel 1584, e assistevano gli infermi portando in mano una croce di legno. A loro è dedicata la chiesa di Santa Maria in Trivio sulla piazza attigua. La via, nel cuore di Roma, porta in piazza di Trevi e finisce proprio davanti alla fontana, addossata a Palazzo Poli, progettato alla fine del Cinquecento e frequentato da Giuseppe Gioachino Belli, Gogol, Trilussa, Franz Liszt, Gabriele D’Annunzio, Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Anticamente vi si trovava l’Università dei Vinai.
LA STORIA
Assolo di straordinario virtuosismo comico da parte di uno strepitoso Alberto Sordi (Giulio Palmitoni) che attraversa di notte le vie del centro della Roma del 1955 in stato di ubriachezza. Frutto della finissima capacità di osservazione di un attore dalle antenne sensibili per captare gesti, tic e atteggiamenti del prossimo, il film dà l’opportunità a Sordi di improvvisare al meglio situazioni e battute all’interno del suo habitat naturale: la Capitale. Dall’incontro con una prostituta in piazza della Repubblica all’alterco con una coppia di tedeschi davanti alla fontana di Trevi, l’ipnotico e stralunato percorso della malferma passeggiata si conclude in via dei Crociferi, dove verrà scambiato per uno dei ladri che hanno scassinato un negozio di tessuti.
L’episodio è una piccola perla di comicità incastonata all’interno del diario nel quale l’agente di custodia Cesare Cantelli, interpretato da Aldo Fabrizi, ha scritto le storie di alcuni detenuti, finiti in carcere per ingenuità o inadeguatezza. Oltre all’ubriaco Giulio Palmitoni di Alberto Sordi, ci sono, tra gli altri, il Walter Polacchi di Walter Chiari, accusato di truffa ma in realtà truffato, e Peppino De Filippo, nel ruolo di un poveraccio che preferisce vivere in carcere che nel mondo libero. Sceneggiato da Ettore Scola, Ruggero Maccari e Giovanni Grimaldi, fotografato da Tonino Delli Colli e musicato da Nino Rota, il film fu elogiato dalla critica dell’epoca come “la strana e curiosa vicenda d’una sbornia notturna che vede Sordi e la Roma più suggestiva e reale al centro” (Settimo giorno) e per l’umiltà con la quale il regista Giorgio Bianchi aveva lasciato a briglia sciolta “Sordi vagante ubriaco per le vie di Roma addormentata” (Il Messaggero).
NELLE VICINANZE
Alle spalle di Alberto Sordi, nella sequenza del suo arresto in via dei Crociferi, si vede bene sullo sfondo la Galleria Colonna, inaugurata nel 1922. Dopo essere stata ristrutturata, nel 2003, è stata rinominata Galleria Alberto Sordi in omaggio al grande attore scomparso proprio in quell’anno.
NAVIGATORE
corso Vittorio Emanuele II – via dei Crociferi – via delle Tre Cannelle
7. Via delle Tre Cannelle, 9 (Trevi)
VIA DELLE TRE CANNELLE: I SOLITI IGNOTI DI MARIO MONICELLI (1958)
IL LUOGO
La via è una piccola traversa di via di Sant’Eufemia, parallela a via del Carmine e tagliata perpendicolarmente da via IV Novembre. Siamo nel cuore di Roma, tra piazza Venezia, il Quirinale e la Fontana di Trevi. Il nome deriva da una vecchia fontana a tre fistole, progettata da Giacomo Della Porta, costruita nel Cinquecento a ridosso di Palazzo Annibaldi e scomparsa da tempo. Per ricordare la fontana non più esistente e tenere fede al nome della strada, c’è ora un “nasone” in ghisa con tre cannelle dalla forma di piccoli draghi. Nel palazzo secentesco all’angolo con via IV Novembre abitò Sidney Sonnino, tra i maggiori rappresentanti della Destra storica. Oggi è sede degli uffici della Amministrazione provinciale. Caratteristici della via anche il palazzetto dalla facciata settecentesca e, al civico 101, la Torre medievale appartenuta alla famiglia Colonna e, in seguito, agli Annibaldi della Molara.
LA STORIA
Questa stradina del centro è entrata per sempre nella storia del cinema italiano: in via delle Tre Cannelle 9 c’è infatti l’Agenzia di Pegni che la banda del buco ha intenzione di rapinare. Il capolavoro di Mario Monicelli, datato 1958, segna la nascita della grande commedia all’italiana: scritto da Age e Scarpelli con Suso Cecchi D’Amico, il film pone le fondamenta del genere che caratterizzerà gli anni d’oro delle filmografie di registi come Monicelli, Risi, Comencini, Zampa, Scola e attori come Gassman, Mastroianni, Sordi, Tognazzi e Manfredi. Una ricetta che dosa perfettamente comico e drammatico, grottesco e tragico, divertimento e denuncia sociale, buffonerie irresistibili e serissimi problemi della vita in quel determinato momento storico. Il connubio tra far ridere e far pensare mescolando la farsa alla tragedia costituisce il nocciolo e l’originalità di questo periodo di grazia del nostro cinema. Così le location del film rimandano alle atmosfere del neorealismo, mentre la storia corale è orchestrata per un cast di beniamini del pubblico, tutti però rigenerati: da un Totò meno maschera e più uomo a un Vittorio Gassman allora inedito in versione comica, dalle prove brillanti di Marcello Mastroianni e Renato Salvatori alla straordinaria affermazione di caratteristi memorabili come Tiberio Murgia e Carlo Pisacane, fino alla consacrazione di Claudia Cardinale e Carla Gravina. Tra gli altri interpreti, da segnalare Elena Fabrizi, la sora Lella che diventerà popolare venticinque anni dopo per i film di Carlo Verdone, e la scrittrice ungherese Edith Bruck, oggi autrice di bellissimi libri autobiografici sulla Shoah. Il tutto nella Roma povera ma bella del dopoguerra, territorio comune a Rossellini, Pasolini e Monicelli.
NELLE VICINANZE
In via degli Avignonesi 30 una targa commemorativa ricorda che “Al piano terra di questo edificio il 18 gennaio 1945 Roberto Rossellini cominciava le riprese di Roma Città Aperta, il film che segnò l’inizio del Neorealismo”.
NAVIGATORE
via dei Crociferi – via delle Tre Cannelle – piazza degli Zingari
8. Piazza degli Zingari, 5 (Monti)
PIAZZA DEGLI ZINGARI: LA BANDA DEGLI ONESTI DI CAMILLO MASTROCINQUE (1956)
IL LUOGO
Il nome deriva dalle numerose carovane di zingari che si stanziarono a Roma a partire dal Seicento e si insediarono soprattutto in questa zona del rione Monti, a pochi passi dal Colosseo. Per questo motivo una targa posta nell’attigua via degli Zingari ricorda “Rom Sinti e Camminanti che insieme agli ebrei perirono nei campi di sterminio ad opera della barbarie genocida del nazifascismo”. Nella Roma antica era l’area della Suburra, il quartiere più pericoloso e malfamato della città, ma anche quello dove nacque Giulio Cesare.
LA STORIA
In piazza degli Zingari 5 si trova la tipografia di Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo), nella quale i protagonisti decidono di stampare false banconote da diecimila lire. Gran parte del film è girata nei paraggi, dal negozio di calzature di via degli Zingari al bar di piazza della Suburra: il rione Monti del 1956 sembra vivere in una dimensione popolare, con le botteghe artigiane e gli abitanti del quartiere che si conoscono tra loro come in un paese a misura d’uomo. Sono infatti gli inquilini del medesimo palazzo, di condizione economica modesta e moralmente onesti, a farsi tentare dalla possibilità di uscire dalle loro restrizioni e a unirsi nell’impresa.
La regia di Camillo Mastrocinque e la coppia con Peppino garantiscono la confezione tradizionale delle farse più riuscite di Totò, come gli irresistibili Totò, Peppino e la… malafemmina e Totò, Peppino e i fuorilegge, entrambi diretti da Mastrocinque, ma a scrivere il soggetto e la sceneggiatura non ci sono i consueti Sandro Continenza o Vittorio Metz, professionisti della risata pura, ma Age e Scarpelli, che portano nella comicità di Totò e Peppino una maggiore adesione ai fatti della vita vera, ai problemi delle classi sociali più povere, qualcosa che si avvicina alla satira sociale. Si avverte l’ambizione di non fare solo ridere, ma anche pensare e la comicità di Totò diventa matura: così un film come questo conserva umori e atmosfere del neorealismo, anche per quanto riguarda l’ambientazione del quartiere Monti, ma contemporaneamente prefigura già la ricetta aurea della commedia all’italiana che sta per esplodere. Negli anni successivi Age e Scarpelli firmeranno capolavori come La grande guerra (Monicelli, 1959), Tutti a casa (Comencini, 1960) e Una vita difficile (Risi, 1961).
NELLE VICINANZE
In via Baccina 32 una targa ricorda: “Qui abitò Ettore Petrolini, autore e interprete insuperato legò il proprio nome a quello di Roma con inimitabile spirito satirico degnamente rappresentando da solo la folla anonima che creò Pasquino”. Mentre il Palazzo nobiliare che domina la Salita del Grillo era l’abitazione di Onofrio del Grillo (1714-1787), il vero Marchese del Grillo, reso celebre da Alberto Sordi nel film di Mario Monicelli.
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via delle Tre Cannelle – piazza degli Zingari – piazza Santa Maria in Cosmedin
9. Piazza Santa Maria in Cosmedin (Ripa)
PIAZZA SANTA MARIA IN COSMEDIN: VACANZE ROMANE DI WILLIAM WYLER (1953)
IL LUOGO
La piazza prende il nome dalla Basilica omonima, risalente al VI secolo, nata come Sancta Maria in Schola Graeca, poi diventata in Cosmedin dal Kosmidìon, l’antico monastero di Costantinopoli al quale si riferivano i monaci bizantini cui la chiesa venne affidata. Si tratta di uno degli esempi più belli di architettura medievale a Roma, con il campanile romanico, il soffitto in legno, le preziose decorazioni, gli affreschi e i mosaici, la cripta con i resti dell’antica Ara di Ercole. Nel pronao della basilica si trova il grosso tondo in marmo detto Bocca della Verità, che raffigura probabilmente Giove o un dio fluviale: risalente al tempo del regno di Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma, doveva essere originariamente un tombino utilizzato per la Cloaca Maxima, condotto per la canalizzazione delle acque dalla Suburra a Ponte Emilio.
LA STORIA
Una leggenda medievale sostiene che la Bocca della Verità morde la mano dei bugiardi. Così spiega Gregory Peck, nel ruolo del giornalista Joe Bradley, alla principessa Anna interpretata da Audrey Hepburn. Poi infila lui stesso la mano dentro la Bocca e, nascondendola dentro la manica della giacca, finge che gli sia stata mozzata. La sequenza più celebre del film non sta scritta nella sceneggiatura e viene improvvisata dall’attore per fare uno scherzo alla partner. Scherzo riuscito: la reazione della Hepburn che si mette a urlare e poi scoppia a ridere risulta così fresca e naturale proprio perché è reale.
I due protagonisti che nel 1953 attraversano Roma in sella a una Vespa, come farà Nanni Moretti in Caro diario esattamente quarant’anni dopo, passano da piazza Venezia a largo Torre Argentina e visitano il Pantheon e Castel Sant’Angelo, Trinità dei Monti e piazza di Spagna, la Fontana di Trevi e il Colosseo, per fermarsi in via Margutta 51, dove abita Gregory Peck. La storia è ispirata a una vacanza in Italia che la principessa Margaret d’Inghilterra fece in incognito con un colonnello eroe di guerra, trasfigurata in una commedia romantica diventata subito un classico del cinema, vincitore di tre premi Oscar nel 1954: il soggetto di Dalton Trumbo, i costumi di Edith Head e l’interpretazione di Audrey Hepburn, lanciata da questo film come icona di eleganza e fascino femminile. Il grandissimo successo internazionale del film ha generato una clamorosa promozione in campo internazionale della città di Roma e ha fatto entrare nell’immaginario mondiale luoghi che sono diventati le tappe imprescindibili di ogni itinerario turistico nella Capitale. Il regista William Wyler tornerà a Roma pochi anni dopo per girare Ben Hur (1959).
NELLE VICINANZE
Nel medesimo periodo in cui Gregory Peck e Audrey Hepburn giravano Vacanze romane, sul vicino Ponte Palatino Michelangelo Antonioni ambientava il tentato suicidio della ragazza Lilia Nardi per il film L’amore in città (1953), dopo una agghiacciante passeggiata sul Lungotevere.
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piazza degli Zingari – piazza Santa Maria in Cosmedin – lungotevere Portuense
10. Lungotevere Portuense, 158 (Portuense)
LUNGOTEVERE PORTUENSE: IO LA CONOSCEVO BENE DI ANTONIO PIETRANGELI (1965)
IL LUOGO
Da ponte Sublicio a ponte Testaccio, il lungotevere prende il nome dal porto di Traiano e dalla città di Porto. Porta Portese – nei cui pressi si tiene, la domenica mattina, uno storico mercato della Capitale – viene eretta nel 1644 da Urbano VIII, in contemporanea con le Mura Gianicolensi, e completata da Innocenzo X: da lì iniziava l’antica via Portuensis che collegava la città al porto marittimo di Fiumicino. Da segnalare l’arsenale pontifico di Ripa Grande, cantiere navale della Marina Pontificia, e i resti della cinquecentesca Villa della Porta Rodiani, demolita nel 1936.
LA STORIA
Quando la protagonista si affaccia al balcone per parlare coi vicini, il campo e il controcampo ci mostrano una visuale completa del panorama della zona: da una parte il ponte Testaccio, il vecchio Mattatoio, il ponte dell’Industria e il profilo del Gazometro, dall’altra tutto il quartiere Portuense con l’area di Porta Portese. Al quinto piano del condominio di Lungotevere Portuense 158 abita Adriana Astarelli, una giovane bellissima quanto ingenua arrivata dalla Toscana nella capitale per affermarsi nel mondo dello spettacolo. Avrebbe dovuto interpretare questo ruolo Silvana Mangano, Claudia Cardinale o addirittura Brigitte Bardot, ma il regista Antonio Pietrangeli, un maestro nello scavo psicologico dei personaggi femminili, volle scommettere su Stefania Sandrelli e fu la fortuna di entrambi: lui firmò l’opera migliore della sua filmografia e lei si affermò con un personaggio rimasto memorabile, che le aprì le porte di una carriera esaltante e lunghissima.
Il soggetto è nato da un’inchiesta che Pietrangeli aveva fatto sul sottobosco delle ragazze che ambivano a diventare attrici e precipitavano in un gorgo di frustrazioni e solitudine che qualche volta finiva tragicamente col suicidio. Prodotto da Turi Vasile, scritto dallo stesso regista insieme a Ettore Scola e Ruggero Maccari, fotografato da Armando Nannuzzi e musicato da Piero Piccioni, è uno dei capolavori del nostro cinema anche grazie a un cast stellare che, oltre a Enrico Maria Salerno, Franco Nero, Turi Ferro, Franco Fabrizi, Mario Adorf e Jean-Claude Brialy, raggiunge il vertice con uno straordinario Nino Manfredi e, soprattutto, lo strepitoso Ugo Tognazzi, che per questa interpretazione vinse il Nastro d’Argento, nel ruolo di un patetico attore di varietà.
NELLE VICINANZE
Alla Nuova Fiera di Roma in via Portuense 1645 si trova il call center nel quale è ambientato il film Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì, tratto dal libro di Michela Murgia Il mondo deve sapere: vi lavorano i personaggi di una storia corale nella quale spiccano Isabella Ragonese, Elio Germano, Sabrina Ferilli, Micaela Ramazzotti e Massimo Ghini.
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Piazza Santa Maria in Cosmedin – Lungotevere Portuense
(Testi a cura di Fabio Canessa, podcast a cura di Alessandra Accardo)
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