Patrioti, proletari, pionieri e Roma capitale
Questo percorso ci condurrà in alcuni dei luoghi simbolo del Risorgimento, come Porta San Pancrazio, intorno alla quale i patrioti della Repubblica Romana, guidati da Garibaldi, resistettero eroicamente per oltre un mese all’attacco dei francesi. Raggiungeremo Villa Glori, dove la colonna dei fratelli Cairoli ricorda il tragico scontro dei garibaldini contro le truppe pontificie, e via della Lungaretta, teatro dell’eccidio del Lanificio Ajani, dove rimase uccisa la donna simbolo dell’insurrezione romana, Giuditta Tavani Arquati. Ci fermeremo davanti a Porta Pia, dalla quale l’esercito del generale Cadorna riuscì a entrare in città strappandola dalle mani di papa Pio IX per consegnarla al Regno d’Italia.
Diventata capitale, Roma dovette dotarsi di numerose infrastrutture, essenziali per il suo nuovo ruolo: StoryWalk ci porterà alla scoperta di quelli che oggi sono considerati simboli dell’archeologia industriale cittadina come il mattatoio di Testaccio e il grande gazometro del quartiere Ostiense.
Andremo poi a via Capo d’Africa, dove fu costruita la prima Casa del Popolo di Roma, luogo fondamentale per la classe proletaria della città, per la quale vennero progettate nuove borgate, come la Garbatella, un quartiere dall’anima schiettamente romana.
Giunti al Vittoriano, eccoci davanti all’Altare della Patria, dove riposa il soldato che rappresenta tutti i connazionali caduti nella Grande Guerra, mentre all’Aeroporto di Centocelle torneremo al giorno in cui il pioniere dell’aviazione Wilbur Wright effettuò il primo volo di un aereo in Italia.
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1. Aeroporto Francesco Baracca – via di Centocelle, 301 (Centocelle)
Quel primo volo dei fratelli Wright su Centocelle
IL LUOGO
Questa tappa ci conduce nel quadrante sud-est di Roma, in un’area compresa tra la via Tuscolana e la via Casilina, le due strade medievali che portavano rispettivamente a Frascati e a Capua. Siamo nella zona del Parco Archeologico di Centocelle, che conserva resti di diversi edifici di epoca romana, tra cui quelli delle villa Ad duas lauros (ai due allori), la vasta proprietà imperiale considerata la residenza di Elena, madre dell’imperatore Costantino.
Proprio al confine meridionale del parco si estende l’aeroporto Francesco Baracca, il cui ingresso si trova in via di Centocelle 301. Oggi non è più utilizzato per le attività di volo, ma solo come sede di installazioni militari del ministero della Difesa. Eppure questo è stato il primo aeroporto d’Italia, la cui storia inizia grazie ai fratelli Wright, celebri pionieri dell’aviazione.
LA STORIA
È la primavera del 1909 quando gli ingegneri e aviatori statunitensi Wilbur e Orville Wright giungono a Roma per incontrare il loro amico Mario Calderara. È un giovane ufficiale della Regia Marina desideroso di imparare i segreti del volo da coloro i quali, il 17 dicembre del 1903, avevano fatto volare il primo aeroplano della storia, battezzato col nome di Flyer.
Per le dimostrazioni di volo viene scelto il pianoro di Centocelle, un vasto campo erboso alla periferia sudorientale della città. La data fissata per la prima esibizione è il 15 aprile quando, già nel primo pomeriggio il luogo viene invaso da un folla di giornalisti, militari e curiosi provenienti da tutta Roma per assistere all’evento.
Alle 18:00 il Wright Flyer n°4, arrivato in treno da Parigi qualche giorno prima, esce dall’hangar per posizionarsi sulla rotaia di decollo. Ai comandi c’è Wilbur Wright, il maggiore dei due fratelli. Il motore viene acceso e le eliche iniziano a girare sempre più velocemente, finché il Flyer scivola a tutta velocità sulla rotaia e si libra in volo. I presenti sono increduli, tutti con il naso all’insù per vedere le evoluzioni di quel prodigio della tecnica che, arrivando a sfiorare i 30 metri d’altezza, vola sulla campagna romana per ben dieci minuti, per poi atterrare dolcemente sul prato da cui era decollato tra le grida di esultanza e gli applausi della folla. È un vero trionfo.
Da quel giorno fino al 26 aprile, Wilbur Wright si alzerà in volo sul cielo di Centocelle per altre 66 volte, da solo o con degli audaci passeggeri, tra cui lo stesso Mario Calderara, che cinque mesi più tardi otterrà il primo brevetto da pilota di aeroplano della storia dell’aviazione italiana.
NELLE VICINANZE
A 20 minuti di cammino dall’ingresso dell’aeroporto, raggiungendo via Lemonia, ci troviamo davanti al Parco degli Acquedotti, uno dei polmoni verdi della città. Deve il suo nome al fatto che qui si incrociavano e si sovrapponevano sei acquedotti che rifornivano la Roma antica, più l’Acquedotto Felice che risale al 1585. Se raggiungiamo il parco al tramonto, la luce rossa del sole passa attraverso le arcate degli acquedotti Claudio e Felice incorniciate dai pini, dando vita a uno degli spettacoli più romantici e suggestivi che la capitale sa offrire.
INFORMAZIONI UTILI
Metro C: fermata Parco di Centocelle
Autobus: 557, 558
ZTL: NO
Tappa successiva: La Garbatella 8,1 km
2. La Garbatella – piazza Benedetto Brin (Garbatella)
L’ex quartiere operaio con orti e giardini
IL LUOGO
La Garbatella è una sorta di città in miniatura i cui confini sono compresi tra via Ostiense e via Cristoforo Colombo. Per raggiungerla percorriamo la via Ostiense in direzione della Basilica di San Paolo e poi giriamo a sinistra poco prima dell’incrocio con lungotevere San Paolo, prendendo via Giulio Rocco. Avanzando per circa 200 metri, dopo aver oltrepassato il ponte ferroviario, ci troviamo ai piedi della scalinata che porta dritti all’arco che sbuca in piazza Benedetto Brin. Se ci avviciniamo alla base dell’arco, sulla destra, possiamo vedere una targa che ricorda il giorno della nascita ufficiale della Garbatella. È proprio qui, infatti, che la mattina del 18 febbraio 1920 arriva re Vittorio Emanuele III in persona per la cerimonia della posa della prima pietra.
LA STORIA
Nei primi anni del Novecento il primo tratto della via Ostiense vede sorgere grandi impianti industriali che richiamano nella zona un sempre crescente numero di lavoratori. Presto le istituzioni cittadine si rendono conto che bisogna trovare un’area dove poter costruire un quartiere adatto alle nuove esigenze. L’area individuata è quella chiamata Colli di San Paolo, situata subito a est del polo industriale e caratterizzata da un aspetto ancora rurale. Qui in pochi anni sorge una graziosa borgata composta da piccole case unifamiliari, curate nell’aspetto estetico e funzionale, colorate e dotate ognuna di un orto o di un giardino privato. Una sorta di villaggio provvisto di tutti i servizi necessari ad assicurare ai suoi residenti una buona qualità della vita.
È così che nasce la Garbatella, il cui nome è legato alla leggenda di un’ostessa che gestiva una locanda lungo via delle Sette Chiese, la strada che congiunge la basilica di San Paolo con quella di San Sebastiano, percorsa nei secoli dai pellegrini di tutta Europa. La donna sarebbe stata tanto accogliente e gentile con i viandanti da essere chiamata la “garbata ostella”, appellativo diventato per contrazione Garbatella. Alcuni dicono che il fatto di essere benvoluta da tutti fosse legato alla sua particolare attenzione verso i più bisognosi, ai quali non negava mai un pasto caldo e un giaciglio dove passare la notte. Altri, più maliziosi, pensano che l’ostessa nella sua locanda soddisfacesse ben altri appetiti. Come sia andata veramente, probabilmente non lo sapremo mai.
Tuttavia, ci piace pensare che alla Garbatella, una volta, c’era una locandiera che accoglieva tutti con quell’ospitalità sincera e verace che ancora oggi caratterizza uno dei più bei quartieri di Roma.
NELLE VICINANZE
Da piazza Benedetto Brin basta prendere via Alberto Guglielmotti e poi girare a destra su via delle Sette Chiese per ritrovarsi davanti alla Basilica di San Paolo fuori le mura, una delle quattro basiliche papali maggiori di Roma, sorta sul luogo di sepoltura dell’apostolo Paolo. All’esterno possiamo ammirare il quadriportico esterno e la facciata decorata da un meraviglioso mosaico, mentre all’interno la basilica presenta una pianta a croce latina e cinque navate riccamente decorate.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Garbatella
Autobus: 669, 670
ZTL: NO
Tappa successiva: Il Gazometro 1,5 km
3. Il Gazometro – Ponte della Scienza (Ostiense)
Quando Roma divenne (anche) città industriale
IL LUOGO
Questa tappa ci porta nel cuore del quartiere Ostiense, più precisamente all’interno del triangolo formato da via Ostiense, via del Porto Fluviale e la riva del Tevere, un’area che all’inizio del Novecento si trasforma nel polo industriale di Roma. Sono diverse le testimonianze di questa trasformazione ancora oggi visibili, una in particolare è diventata il simbolo dello skyline della zona: il Gazometro.
Per vederlo da vicino dobbiamo arrivare sul Ponte della Scienza, l’attraversamento pedonale che congiunge il lungotevere Vittorio Gassman, sulla sponda portuense, con la Riva Ostiense. Giunti qui si rimane sbalorditi dalle dimensioni dello scheletro cilindrico di ferro che abbiamo di fronte. Alto quasi 90 metri e con un diametro di 63, è stato il più grande gazometro d’Europa. Andiamo a conoscere la sua storia.
LA STORIA
Tra 1910 e 1912, durante il governo del sindaco Ernesto Nathan, la sponda del Tevere che abbiamo davanti è interessata dalla realizzazione di diversi impianti che portano Roma alla sua prima svolta industriale. Qui, infatti, viene realizzato un nuovo Porto fluviale, i Magazzini Generali, una centrale termoelettrica (oggi sede del Museo Montemartini) e le officine del gas. Queste ultime sono indispensabili per il nuovo sistema di illuminazione pubblica di Roma.
A partire dalla prima metà dell’Ottocento, infatti, nelle principali città europee l’illuminazione pubblica a olio viene sostituita da un nuovo sistema basato sulla combustione del gas prodotto dalla distillazione del carbone. Con l’inizio del Novecento i primi impianti di illuminazione a gas di Roma, nei pressi del Circo Massimo, appaiono inadeguati all’aumento dei consumi di una città che sta crescendo a dismisura.
La zona individuata per le nuove officine del gas è perfetta per il rifornimento delle materie prime, che possono raggiungere la Riva Ostiense sia grazie alla ferrovia, sia attraverso le chiatte che risalgono il fiume. Scaricato qui il carbone, dopo essere stato cotto da una serie di forni, viene trasformato in gas e convogliato in un serbatoio costituito da un cilindro cavo circondato da un’enorme gabbia metallica: il gazometro. A seconda della quantità di gas immagazzinata, il cilindro si alza e si abbassa all’interno della gabbia, ottimizzando la produzione e il consumo del gas stesso.
Il gazometro che abbiamo davanti non è il primo né l’unico delle officine del gas di Roma, ma solo il più grande e il più famoso, entrato in funzione nel 1937. Se guardiamo bene, alla sua destra ci sono altri tre gazometri più piccoli, attivi già nel 1912.
NELLE VICINANZE
Le strade che si intrecciano in questo angolo del quartiere Ostiense, come via del Porto Fluviale, via del Commercio, via dei Magazzini Generali o via delle Conce, sono un museo di street art a cielo aperto, con interi palazzi decorati da murales di ogni sorta. È qui, infatti, che nel 2010 è nato l’Outdoor Festival, una manifestazione dedicata alla street art che ha portato su queste strade artisti celebri in tutto il mondo, facendo del quartiere una delle zone più colorate della città.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Garbatella
Autobus: 23, 769
Treno regionale per Fiumicino aeroporto, fermata Roma Ostiense
ZTL: NO
Tappa successiva: Mattatoio 1,4 km
4. Il Mattatoio – piazza Orazio Giustiniani (Testaccio)
Roma capitale tra sviluppo e misure igienico-ambientali
IL LUOGO
Ci troviamo nel cuore di Testaccio, uno dei rioni più pittoreschi della città, situato lungo le sponde del Tevere dove sorgeva il porto fluviale della Roma antica, l’Emporium. Il nome stesso del rione è legato alle sue antiche attività portuali, che qui hanno lasciato importanti testimonianze: il Monte Testaccio. Si tratta di una collinetta artificiale alta circa 50 metri che si è formata tra I e III secolo d.C. a causa dell’accumulo dei cocci (testae in latino) delle anfore utilizzate per il trasporto delle merci. Una quantità immensa di frammenti.
Questa tappa ci porta proprio ai piedi del Monte dei Cocci, in piazza Orazio Giustiniani, dominata dalla facciata di un edificio che si trova qui dalla fine dell’Ottocento. Oggi è utilizzato per ospitare attività culturali, ma la sua destinazione originaria, fino al 1975, era un’altra: quella di mattatoio.
LA STORIA
Rispetto alle principali capitali europee di fine Ottocento, Roma è una città molto meno sviluppata dal punto di vista urbanistico. Il suo abitato antico e medievale è ancora confinato entro le Mura Aureliane, fuori dalle quali si estende a perdita d’occhio la campagna romana. Con la proclamazione a capitale del Regno d’Italia nel 1871, le istituzioni iniziano a muoversi per plasmare una città più moderna e al passo con le nuove tecnologie, che sia la degna rappresentante dello Stato. Uno dei primi impianti costruiti in tal senso è proprio il mattatoio di Testaccio. Progettato nel 1888 dall’architetto Gioacchino Ersoch ed entrato in funzione nel 1891, risponde alle nuove esigenze di igiene e decoro urbano.
Il vecchio mattatoio alle spalle di piazza del Popolo, infatti, oltre a non soddisfare più la crescente richiesta di carne, scarica direttamente nel Tevere un’enorme quantità di liquami e resti organici, che appestano il fiume con miasmi malsani. Per la realizzazione del nuovo mattatoio viene individuata la zona di Testaccio che, trovandosi più a sud, può liberare dagli odori sgradevoli gran parte del corso del fiume che attraversa il centro della città. Inoltre il complesso di strutture previste da Ersoch è dotato delle più moderne attrezzature del tempo, all’avanguardia a livello europeo, che uniscono l’estetica dell’architettura alla funzionalità dell’ingegneria.
Il mattatoio fa da apripista per la realizzazione di una serie di industrie private e grandi impianti pubblici nella zona di Testaccio e nel vicino quartiere Ostiense, che progressivamente trasformano la vecchia Roma papale in una capitale al passo coi tempi, facendola entrare nel Novecento e proiettandola verso il futuro.
NELLE VICINANZE
Da piazza Orazio Giustiniani basta prendere via Galvani e girare a destra su via Nicola Zabaglia e poi a sinistra su via Caio Cestio per raggiungere in meno di dieci minuti il Cimitero Acattolico, un’autentica isola di pace nel bel mezzo della città, in cui si trovano tombe di personaggi illustri. Proseguendo su via Caio Cestio, invece, si arriva in due minuti davanti alla Piramide Cestia, eretta nel I secolo a.C. come tomba di un magistrato romano, e alla monumentale Porta San Paolo, ingresso delle Mura Aureliane al cui interno è ospitato il Museo della via Ostiense.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Piramide
Autobus: 718, 719, 775
Treno Roma Lido, fermata Porta San Paolo
ZTL: NO
Tappa successiva: Porta San Pancrazio 2,6 km
5. Porta San Pancrazio – largo di Porta San Pancrazio (Monteverde)
La Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi
IL LUOGO
Siamo sulla sommità del Gianicolo, il colle che dal quartiere di Trastevere sale fino a quello di Monteverde vecchio. Circondato da parchi verdi come Villa Pamphilj, Villa Sciarra e l’Orto botanico di Roma, è una vera oasi di pace nel bel mezzo della città. La nostra meta si trova alla fine di via Garibaldi, la strada che da Trastevere sale sulla sommità del colle grazie a una serie di tornanti fino a terminare la sua corsa ai piedi di Porta San Pancrazio.
Quella che vediamo oggi è la ricostruzione realizzata nel 1854 della porta voluta nel XVII secolo da papa Urbano VIII per le nuove mura gianicolensi, che a sua volta andava a sostituire la Porta Aurelia di epoca romana. Una ricostruzione dovuta ai danni provocati dalle numerose battaglie avvenute qui nel corso della breve esperienza della Repubblica Romana del 1849.
LA STORIA
Nel 1848 il vento dei moti rivoluzionari che soffia in tutta Europa arriva anche a Roma. Il malcontento verso il governo pontificio è tale che il 24 novembre papa Pio IX è costretto a fuggire dalla città, trovando rifugio a Gaeta. Pochi mesi più tardi, il 9 febbraio 1849, un’assemblea costituente formata dai più grandi nomi del Risorgimento, come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, proclama la Repubblica Romana.
Ma Pio IX è contrario e invoca l’intervento delle potenze cattoliche, che rispondono al suo appello. Alla fine di aprile dello stesso anno l’esercito francese del generale Oudinot è alle porte di Roma. Garibaldi si prepara alla difesa della città insieme ai volontari giunti da tutta la penisola. Il fulcro dei combattimenti è la zona intorno a Porta San Pancrazio, sul Gianicolo, dove gli italiani riescono a mettere in fuga le truppe di Oudinot, che ripiegano lungo la via Aurelia.
Ma la tregua non dura molto perché i francesi contrattaccano all’alba del 3 giugno, decisi a conquistare il Gianicolo, roccaforte dei patrioti italiani. La battaglia che segue è sanguinosa e lascia sul campo centinaia di vittime. Tra i feriti c’è un giovanissimo Goffredo Mameli, colui che nel settembre del 1847, a soli vent’anni, ha scritto le parole di quello che ancora oggi conosciamo come Canto degli Italiani, il nostro inno nazionale. Colpito alla gamba sinistra da una baionetta, morirà un mese più tardi.
Dopo settimane di continui bombardamenti il Gianicolo e Porta San Pancrazio cadono nelle mani dei francesi, nonostante la strenua resistenza di Garibaldi e dei suoi uomini. La breve esperienza della Repubblica Romana termina ufficialmente il 4 luglio, con la resa e l’ingresso dei francesi in città. Pio IX tornerà al suo posto il 12 aprile 1850 ristabilendo il governo pontificio.
NELLE VICINANZE
Porta San Pancrazio ospita il Museo della Repubblica Romana, dedicato alla storia garibaldina risorgimentale. Ma in realtà tutto il Gianicolo parla di questa pagina fondamentale della storia italiana. Accanto alla porta, infatti, inizia la Passeggiata del Gianicolo che, dopo 300 metri, conduce in piazzale Garibaldi, la grande terrazza che ospita la statua equestre dell’eroe dei due mondi, dalla quale si può godere del magnifico panorama della città. Percorrendo il viale alberato che parte da qui incontriamo 84 mezzi busti che commemorano altrettanti eroi garibaldini.
INFORMAZIONI UTILI
Metro: NO
Autobus:
ZTL: NO
Tappa successiva: Lapide di Giuditta Tavani Arquati 1 km
Info di servizio
Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina
Dal martedì al venerdì ore 10.00-14.00, Sabato e domenica ore 10.00-18.00
24 e 31 dicembre ore 10.00-14.00
Chiuso lunedì, 1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre
6. Ex Lanificio Ajani – via della Lungaretta, 97 (Trastevere)
La strage di patrioti al Lanificio Ajani
IL LUOGO
In questa tappa ci addentriamo nel cuore di Trastevere, muovendoci in mezzo alla gente che ogni giorno percorre i suoi vicoli alla ricerca di scorci suggestivi da immortalare in una foto o di una sosta in uno dei tanti ristoranti della zona. Eppure, fino a pochi decenni fa Trastevere era uno dei luoghi in cui si poteva incontrare la romanità più sincera e verace, un angolo della città che trasuda storia da tutti i suoi muri, come nel caso della nostra meta.
Per raggiungerla partiamo da Ponte Garibaldi, proseguiamo in direzione di piazza Sidney Sonnino per circa 100 metri fino a raggiungere l’incrocio con via della Lungaretta, alla nostra destra. Avanzando su questa strada per altri 100 metri giungiamo all’altezza del civico 97, teatro di un episodio sanguinoso avvenuto più di un secolo e mezzo fa, durante il Risorgimento.
LA STORIA
La sera del 24 ottobre 1867, una quarantina di patrioti si riuniscono in via della Lungaretta, accanto a piazza di Santa Rufina, dove il lanificio di Giulio Ajani viene trasformato in un vero e proprio arsenale. Stanno organizzando l’insurrezione di Roma che deve aprire le porte della città ai volontari di Garibaldi che attendono a Monterotondo, un paese a pochi chilometri di distanza. In mezzo ai sovversivi ci sono anche alcune donne, tra cui Giuditta Tavani Arquati, figlia di un difensore della Repubblica Romana e patriota.
A mezzogiorno del 25 ottobre, mentre le donne preparano il pranzo nel lanificio, un reparto di soldati pontifici arriva a piazza di Santa Rufina a seguito di una soffiata per effettuare una perquisizione. Antonio, il figlio dodicenne di Giuditta, che è di guardia sulla terrazza dell’edificio, li vede arrivare e lancia contro di loro una bomba a mano. Sentito il boato, gli occupanti del lanificio si affacciano alle finestre e iniziano a sparare sui soldati del papa, che rispondono al fuoco. La stessa Giuditta, nonostante sia incinta, spara e ricarica le armi per i suoi compagni. I patrioti resistono per più di due ore, fino a quando le truppe pontificie riescono ad entrare nell’edificio. Giuditta viene sfigurata e uccisa a colpi di baionetta insieme a suo marito, a suo figlio e ad altri sei patrioti, fucilati sul posto. La sollevazione popolare fallisce in una strage.
Giuditta Tavani Arquati diventa il simbolo della lotta per la liberazione di Roma tanto che il 25 ottobre 1877, nel decimo anniversario dell’eccidio, vengono inaugurate una lapide e un busto in suo onore, ancora oggi visibile al primo piano della facciata dell’ex lanificio Ajani, in via della Lungaretta 97.
NELLE VICINANZE
Proseguendo per meno di 200 metri su via della Lungaretta, si arriva in piazza di Santa Maria in Trastevere, dominata dalla facciata decorata a mosaico della basilica omonima. Si tratta di uno dei luoghi di culto cristiani più antichi di Roma, secondo la tradizione eretto da papa Callisto I nel III secolo. Se prendiamo la strada a sinistra della chiesa, via della Paglia, e giriamo a destra, dopo una sessantina di metri, arriviamo in piazza di Sant’Egidio, sede del Museo di Roma in Trastevere, dove sono conservate testimonianze relative alle tradizioni popolari romane.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Circo Massimo
Autobus: H, 23, 280
Tram 8
ZTL Trastevere
Diurna: 6:30 – 10:00 dal lun al sab (esclusi i festivi)
Notturna: 23:00 – 3:00 dal ven al sab (anche se festivi), da maggio a ottobre anche mercoledì e giovedì, non attiva ad agosto
Tappa successiva: Vittoriano 1,3 km
7. Il Vittoriano – piazza Venezia (Campitelli)
La tomba del Milite Ignoto
IL LUOGO
Ci troviamo in una delle piazze più celebri non solo di Roma, ma di tutta Italia: piazza Venezia. Si trova ai piedi del Campidoglio, nel punto di incontro tra strade ben note, come via del Corso e via dei Fori Imperiali, percorse ogni giorno da migliaia di persone.
La piazza deve il suo nome all’omonimo palazzo quattrocentesco residenza di papa Paolo II e divenuto nel 1564 sede dell’ambasciata della Repubblica di Venezia. Tuttavia, il suo monumento per eccellenza è quello costruito a partire dal 1885 per celebrare re Vittorio Emanuele II e tutta la stagione risorgimentale: il Vittoriano. Sulla sommità della scalinata d’ingresso, sovrastato dalla statua equestre del re, si erge l’Altare della Patria, simbolo nazionale e custode della tomba di un soldato celebre e sconosciuto e allo stesso tempo: il Milite Ignoto.
LA STORIA
Al termine della Prima guerra mondiale le autorità italiane decidono di rendere omaggio a tutti i connazionali senza nome caduti nel corso del conflitto. È il 28 ottobre del 1921 quando ad Aquileia, in Friuli, vengono radunate undici bare contenenti le salme di altrettanti soldati non identificati, provenienti da diverse località del fronte della Grande Guerra. Il compito della scelta del corpo destinato a essere tumulato nell’Altare della Patria viene affidato alla signora Maria Maddalena Blasizza in Bergamas, madre di un caduto mai identificato.
La bara prescelta viene inserita in una cassa in legno di quercia sul cui coperchio vengono fissati un elmetto, un fucile e una bandiera tricolore. Caricata su un treno speciale, la salma del Milite Ignoto parte in direzione di Roma il 29 ottobre. Nel corso del solenne viaggio il treno fa tappa in diverse stazioni, salutato ogni volta da una folla commossa che si inginocchia al suo passaggio. Giunta a Roma la mattina del 2 novembre, la bara viene trasportata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza Esedra (oggi piazza della Repubblica), dove rimane per due giorni.
Il 4 novembre dello stesso anno, nel terzo anniversario della fine della guerra, alle 8:30 la bara viene prelevata dalla chiesa e trasportata solennemente fino a piazza Venezia. Accolta con tutti gli onori da re Vittorio Emanuele III e dalle più alte cariche dello Stato, viene sepolta nell’Altare della Patria, ai piedi della statua della dea Roma.
Da quel giorno la tomba del Milite Ignoto è diventata il simbolo di tutti coloro che si sono sacrificati per la Nazione. Ancora oggi due militari italiani si alternano giorno e notte a vigilare su di essa e ai suoi lati si trovano due bracieri perennemente accesi.
NELLE VICINANZE
Se raggiungiamo la sommità del Vittoriano, dalla Terrazza delle Quadrighe possiamo ammirare un panorama mozzafiato che spazia su tutto il centro storico di Roma, con una vista privilegiata e spettacolare su Fori Imperiali e Colosseo. Scendendo nella piazza, invece, possiamo visitare il Museo Nazionale di Palazzo Venezia, che conserva dipinti di artisti come Beato Angelico, Giorgione e Giotto. Prendendo via dei Fori Imperiali, poi, circondati dai più celebri monumenti della Roma antica, si raggiunge in dieci minuti il Colosseo.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Colosseo
Autobus: 46, 60, 80, 190F, 781, 916, 916F
Tram 8
ZTL centro storico
Diurna: lun – ven 6:30 –18:00, sab 14:00 – 18:00 (esclusi festivi)
Notturna: ven e sab 23:00 – 3:00 (esclusi i festivi, non attiva ad agosto)
Tappa successiva: La Casa del Popolo 1,8 km
Info di servizio:
Apertura 9:30 – 19:30
8. La Casa del Popolo – via Capo d’Africa, 29 (Celio)
Dove si riunisce la classe operaia romana
IL LUOGO
Questa tappa ci porta sul Celio, uno dei mitici sette colli, testimone della storia di Roma fin dalle sue origini. Più precisamente dobbiamo raggiungere via Capo d’Africa, la strada alle spalle del Colosseo che comincia nel punto in cui via Celio Vibenna lascia il passo a piazza del Colosseo. Il suo nome ricalca quello antico della zona, chiamata Caput Africae fin dai tempi del ritorno vittorioso di Scipione Africano da Cartagine, nel 200 a.C.
Percorrendola per circa 200 metri, sulla destra vediamo un grande portone verde fiancheggiato da due alte colonne bianche e sovrastato da un arco che inquadra una vetrata. Anche se non è indicato, quello è il civico 29, dove all’inizio del Novecento sorge l’edificio simbolo del proletariato romano: la Casa del Popolo.
LA STORIA
A partire dai primi anni del Novecento Roma vede la realizzazione di importanti impianti industriali, che fanno confluire in città un numero sempre maggiore di operai. Inizialmente la giovane classe operaia romana non ha un posto fisso in cui discutere le proprie idee, a differenza di quanto accade già dalla fine dell’Ottocento in diverse città europee e del nord Italia, dove gli operai si riuniscono nelle cosiddette Case del Popolo.
Così il Primo maggio del 1905, durante un comizio organizzato dalla Camera del lavoro e dall’Unione socialista romana, il deputato socialista e direttore del settimanale Avanti! Enrico Ferri propone di fondare la Casa del Popolo di Roma. Il progetto viene realizzato in tempi brevissimi, soprattutto grazie alla generosità di Guido Celesia, giovane socialista genovese che dona alla cooperativa di muratori un terreno di sua proprietà situato in via Capo d’Africa.
Qui, in poco più di un anno, viene costruito un edificio di due piani la cui inaugurazione ufficiale ha luogo il 6 ottobre del 1906. Quando alle 21:00 partono le note dell’Inno dei lavoratori, nel grande salone centrale rimbombano le voci e gli applausi dei 5000 presenti, in un tripudio di bandiere sventolanti. Sono i vessilli delle associazioni dei lavoratori della città, dai tranvieri ai fornai, dai gruppi socialisti a quelli anarchici. Da questo momento la Casa del Popolo del Celio diventa l’epicentro da cui partiranno, nei venti anni a seguire, le maggiori iniziative della Roma operaia. Devastata dalle camicie nere subito dopo la marcia su Roma dell’ottobre 1922, verrà confiscata dai vertici del regime fascista il 3 ottobre 1926.
NELLE VICINANZE
Il Colosseo, già visibile in fondo a via Capo d’Africa, è raggiungibile in pochi minuti, così come l’area archeologica dei Fori e del Palatino, visitabili acquistando il biglietto del Parco Archeologico del Colosseo. Proseguendo lungo la strada, ma in direzione opposta e svoltando a sinistra su via dei Querceti, andando dritti si arriva dopo pochi metri alla Basilica di San Clemente, una delle chiese più antiche di Roma. Percorrendo via dei Santi Quattro si raggiunge invece il Monastero dei Santi Quattro Coronati, la basilica-fortezza, gioiello della Roma medievale.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Colosseo
Autobus: 85, 117
ZTL: NO
Tappa successiva: Porta Pia 3 km
9. La breccia di Porta Pia – Corso d’Italia, 101 (Nomentano)
L’annessione di Roma al Regno d’Italia
IL LUOGO
Ci troviamo in corso d’Italia, al confine tra i quartieri Nomentano e Trieste-Salario, proprio a metà strada tra piazzale di Porta Pia e piazza Fiume. Per la precisione dobbiamo attraversare il corso all’altezza del civico 101, dove svetta una colonna sovrastata da una statua della Vittoria alata che impugna nella mano destra alzata una palma.
La sua inaugurazione, alla presenza di migliaia di persone, ha avuto luogo il 20 settembre del 1895, in occasione di un anniversario molto importante per la storia della nazione, quello della Breccia di Porta Pia. Esattamente 25 anni prima, infatti, le truppe italiane erano riuscite a sfondare proprio il tratto di Mura Aureliane che abbiamo davanti per entrare in città e porre fine al secolare potere temporale dei papi, consegnando finalmente Roma al Regno d’Italia.
LA STORIA
Con la fine della Terza guerra d’indipendenza e l’annessione delle Venezie, nel 1867 l’unificazione del Regno d’Italia è praticamente compiuta. Mancano solo Trento e Trieste, ancora in mano austro-ungarica, e lo Stato Pontificio. Ma soprattutto manca Roma, che molti italiani vorrebbero come Capitale del neonato regno. Non è dello stesso avviso papa Pio IX il quale, nonostante le pressioni di re Vittorio Emanuele II, è irremovibile nella sua convinzione di voler conservare il proprio potere temporale. Questa situazione critica, passata alla storia come “questione romana”, si trasforma in un conflitto militare, il cui scontro finale inizia all’alba del 20 settembre del 1870.
Le forze dell’esercito italiano comandate dal generale Raffaele Cadorna, dopo aver atteso per giorni la resa del papa, sono in procinto di sferrare l’attacco decisivo sotto le Mura Aureliane. Sono le 5 del mattino quando il silenzio che regna sulla città viene improvvisamente rotto dai boati dei colpi di cannone. Il primo tratto di mura a cedere è quello situato un centinaio di metri a destra di Porta Pia dove, intorno alle 9:00, inizia ad aprirsi un varco abbastanza largo da permettere il passaggio delle truppe italiane, che si riversano in città.
Nel pomeriggio il generale Hermann Kanzler, a capo dell’esercito pontificio, non può far altro che chiedere la resa. Il giorno successivo Cadorna ordina che tutta Roma, ad eccezione del Vaticano, venga evacuata dai soldati del papa e occupata dalle truppe di sua maestà, il re d’Italia Vittorio Emanuele II. Dopo meno di due settimane, con il plebiscito di domenica 2 ottobre 1870, Roma entra a far parte del Regno d’Italia, diventandone ufficialmente la capitale il 3 febbraio del 1871.
NELLE VICINANZE
Tutto qui intorno ci parla della storica breccia del 20 settembre 1870. Guardando le mura, a 100 metri a sinistra da dove ci troviamo, si apre la monumentale Porta Pia, eretta per volere di papa Pio IV tra 1561 e 1565 su progetto di Michelangelo. Il piazzale antistante è dominato dal monumento al Bersagliere, inaugurato il 18 settembre del 1932, lo stesso giorno del Museo Storico dei Bersaglieri, allestito all’interno della porta stessa e custode di preziosi cimeli del glorioso corpo militare.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: Castro Pretorio
Autobus: 61, 81
ZTL: NO
Tappa successiva: La colonna dei fratelli Cairoli 3,4 km
10. La colonna dei fratelli Cairoli – viale dei Settanta, Villa Glori (Parioli)
Quei patrioti garibaldini morti per la libertà
IL LUOGO
Il parco di Villa Glori si trova nel quartiere Parioli, in un’area compresa tra il lungotevere dell’Acqua Acetosa, l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e il Villaggio Olimpico, il complesso edilizio costruito negli anni Cinquanta per ospitare gli atleti delle Olimpiadi del 1960. Per raggiungere la nostra meta dobbiamo entrare dall’ingresso del parco situato pochi metri più avanti della scuola di equitazione, al civico 25 di via Maresciallo Pilsudski. Superato il cancelletto, percorriamo circa 200 metri su viale dei Settanta e arriviamo di fronte alla colonna che si erge solitaria nel bel mezzo del parco. È dedicata ai fratelli Cairoli e ai loro settanta compagni, protagonisti di una battaglia tenutasi qui durante la Campagna dell’agro romano per la liberazione di Roma, portata avanti dai volontari di Giuseppe Garibaldi.
LA STORIA
Nel 1867 Garibaldi organizza un esercito di volontari per invadere e liberare Roma, ancora sotto la dominazione pontificia. È la notte del 23 ottobre quando due imbarcazioni approdano alla confluenza tra il Tevere e l’Aniene, a poche centinaia di metri da dove ci troviamo. Giungono da Terni con poco più di settanta patrioti a bordo, tra i quali ci sono i due fratelli Enrico e Giovanni Cairoli. Enrico ha guidato la spedizione fin qui per dare manforte ai rivoluzionari romani e strappare la città dalle mani di papa Pio IX. Dopo aver occupato un vecchio casale nell’area di Villa Glori, attendono un segnale dall’esterno per unirsi alla legione garibaldina e sferrare l’attacco nel cuore della città.
Alle 5 del pomeriggio vedono arrivare qualcuno, ma sfortunatamente non sono le camicie rosse, bensì un drappello di 300 carabinieri svizzeri dell’esercito pontificio che marcia contro di loro, armati fino ai denti. Sono stati intercettati. La situazione si fa subito critica perché i rivoluzionari sono armati solo con vecchi fucili e dispongono di poche munizioni. Quando ormai i soldati di Pio IX sono a pochi metri e le loro pallottole già sibilano nell’aria, i volontari partono al contrattacco. Alcune delle loro armi, però, si inceppano e, esaurite le munizioni, i patrioti non esitano a caricare i papalini con la baionetta, riuscendo inizialmente anche a farli indietreggiare.
Ma alla fine, nonostante l’ardore, soccombono. È una carneficina. Sul campo resta ucciso anche Enrico Cairoli, le cui ultime parole sono ancora oggi incise su una targa a pochi metri della colonna: “Ci resta però la soddisfazione di aver fatto il nostro dovere. Siamo caduti da forti, il gran problema è risolto”.
NELLE VICINANZE
Uscendo da villa Glori dal punto in cui siamo entrati e percorrendo via Maresciallo Pilsudski tenendo il parco sulla destra, arriviamo in meno di cinque minuti davanti all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Progettato dall’architetto Renzo Piano e inaugurato nel 2002, il fulcro del complesso, che può ospitare oltre 3000 spettatori, è costituito da tre sale da concerto e da una cavea all’aperto. Qui, oltre ai concerti, si svolgono alcuni tra i più importanti eventi culturali della città, tra cui la Festa del Cinema di Roma.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: Castro Pretorio
Autobus: 61, 81
ZTL: NO
Tappa successiva: La colonna dei fratelli Cairoli 3,4 km
(Testi a cura di Marco Eusepi, podcast a cura di Francesca Chiarantano)