VILLA MIRAFIORI: L’INNOCENTE DI LUCHINO VISCONTI (1976)
IL LUOGO
Villa Mirafiori è un sontuoso palazzo, ricco di storia e di suggestioni. Nota per essere una delle ville storiche più eleganti di Roma, si trova nel cuore del quartiere Nomentano, tra via Antonio Nibby e via Carlo Fea.
Dopo la proclamazione di Roma a Capitale d’Italia, è il re Vittorio Emanuele II a farla costruire nel 1874 per l’amata Rosa Vercellana, contessa di Mirafiori. I due si sposano proprio all’interno della villa il 7 ottobre 1877, con rito civile e un matrimonio morganatico, cioè senza l’attribuzione alla sposa del titolo di regina. Ma solo pochi mesi dopo, il 9 gennaio 1878, il re muore e la bella Rosin si trasferisce a Pisa. Dopo essere diventata la sede della Dame del sacro Cuore, nel 1930, nel 1975 Villa Mirafiori viene acquistata dall’Università La Sapienza. Ancora oggi lo stabile ospita la Biblioteca di Filosofia e parte del Dipartimento della medesima facoltà.
LA STORIA
L’innocente è il neonato che Tullio Hermil (Giancarlo Giannini) uccide, esponendolo al freddo della notte di Natale, perché nato dalla relazione extraconiugale della moglie Giuliana (Laura Antonelli). Il mostruoso delitto avviene a Villa Mirafiori, dove abitano i protagonisti del film tratto dal romanzo omonimo di Gabriele D’Annunzio e pubblicato nel 1892.
Luchino Visconti, affascinato e respinto allo stesso tempo dall’estetismo decadente dannunziano, traccia un ritratto spietato dell’aristocrazia dell’età umbertina, svelando l’abisso morale che si nasconde dietro lo sfarzo lussuoso di quella società e criticando la vuota convenzionalità dell’istituzione della famiglia.
Il rapporto di amore e odio con il poeta dell’Alcyone rende il film un omaggio e una critica al gusto dannunziano, mentre il dandy anticonformista non è altro che un uomo dominato dai sensi e dalla smania di supremazia sulle donne: la moglie e la sua amante, la contessa Teresa (Jennifer O’Neill).
Nonostante il film cambi il finale del libro per rovesciare il mito del superuomo in una sconfitta dell’esaltazione egocentrica, l’atmosfera di morbosa preziosità non tradisce il romanzo. Anzi, fonde le poetiche dello scrittore e del regista. Sia quelle interiori, accentuando la tormentata introspezione autocritica del personaggio, che quelle esteriori, grazie alle sontuose scenografie di Mario Garbuglia e dei costumi di Piero Tosi.
L’innocente è un film in cui la forma è il contenuto, con gli ambienti stile Impero e gli arredi d’epoca magnificamente immortalati dalla fotografia di Pasqualino De Santis. Mentre nei saloni raffinati di Villa Mirafiori risuonano le musiche di Mozart e Chopin.
È stata l’ultima opera di Visconti, che morì prima che il film uscisse nelle sale.