Invasori, papi e condottieri
Con la caduta dell’Impero romano d’occidente, Roma viene saccheggiata e messa a ferro e fuoco più volte. Siamo nel Medioevo.
In questo percorso toccheremo alcuni dei luoghi protagonisti di queste vicende, come Ponte Salario, attraversato dagli ostrogoti di Vitige prima di assediare le mura della città, o Porta San Paolo, dalla quale, pochi anni dopo, entrano gli ostrogoti di Totila. Tre secoli più tardi saranno i pirati saraceni a mettere paura alla Roma papale, tanto che Leone IV farà costruire il muro di cinta che ancora oggi circonda il Vaticano.
Faremo tappa in alcuni dei luoghi simbolo di una Roma diventata ormai città dei papi, a cominciare dal Clivus Scauri, la strada che vide nascere Gregorio Magno, uno dei personaggi più influenti dell’epoca. Poco lontano, passeremo di fronte all’Edicola della papessa Giovanna, la leggendaria donna salita al soglio pontificio, prima di raggiungere – a due passi da lì – la Basilica di San Clemente, dove si trova un fumetto che costituisce una delle più antiche testimonianze del passaggio dal latino al volgare. Poi sarà la volta della Basilica di San Giovanni in Laterano, nella quale assisteremo a un processo davvero insolito, perché celebrato a un cadavere: quello di papa Formoso.
Un altro papa, Leone III, lo incontreremo sul Ponte Nomentano mentre accoglie ufficialmente a Roma Carlo Magno prima di incoronarlo imperatore. Non conosceremo solo papi e imperatori, ma anche uomini politici del popolo, come Cola di Rienzo e famiglie nobiliari, le cui testimonianze sono ancora visibili nelle torri di Roma.
Ascolta “4 Roma medievale” su Spreaker.
1. Porta San Paolo – piazza di Porta San Paolo (Ostiense)
Roma, tradita, cade in mano ai barbari
IL LUOGO
Ci troviamo nel bel mezzo del grande largo formato da piazza di Porta San Paolo e piazzale Ostiense, proprio accanto alla Piramide Cestia, davanti a uno degli ingressi meglio conservati e più famosi della città: Porta San Paolo. Il suo nome originale ai tempi del completamento delle Mura Aureliane nel 275 è Porta Ostiensis, dovuto al fatto che da lì iniziava, e tuttora inizia, la via Ostiense, la strada che collega Roma al suo antico porto, Ostia. La facciata a un solo arco che vediamo oggi è opera del restauro delle mura intrapreso dall’imperatore Onorio agli inizi del V secolo, quando viene aggiunto anche un terzo piano alle torri di guardia, rinforzate con blocchi di travertino. In questo periodo, infatti, il pericolo di invasioni nemiche si fa sempre più concreto, obbligando Roma a prepararsi al peggio. Proprio come stiamo per scoprire.
LA STORIA
Siamo nel pieno della cosiddetta Guerra greco-gotica (535-553), il conflitto che vede l’imperatore Romano d’Oriente Giustiniano impegnato a strappare di mano agli ostrogoti il territorio italiano. Durante questa guerra, Roma è continuamente assediata e conquistata a turno dall’uno o dall’altro schieramento e paga un altissimo prezzo in termini di vite umane.
All’inizio del 550 la città è nelle mani dei bizantini, ma fuori dalle sue mura l’ennesimo assedio degli ostrogoti si prolunga ormai da sei mesi. Il loro condottiero, Totila, il cui nome in lingua gota significa “l’immortale”, non è intenzionato a mollare. Dalla parte opposta, all’interno delle fortificazioni, l’esercito bizantino non offre segni di debolezza e mette in atto una strenua difesa. È una situazione di stallo totale. La svolta arriva la notte del 16 gennaio, in seguito al tradimento degli uomini messi a guardia di Porta San Paolo, i quali si accordano con Totila garantendogli l’apertura della porta da loro presidiata, in cambio di una lauta ricompensa. Entrati in città, gli ostrogoti compiono ogni sorta di razzia e violenza che non risparmiano neanche i civili. I senatori superstiti si trasferiscono a Bisanzio, lasciando Roma al proprio destino.
Solo due anni dopo, morto Totila, l’esercito bizantino riesce a costringere alla resa gli ostrogoti che ancora occupano la città, ma la liberazione si trasforma in ulteriore disastro per gli abitanti di Roma. I mercenari assoldati dall’impero d’Oriente, si abbandonano infatti ad altri saccheggi e massacri. Alla fine della guerra, nella città che per secoli è stata la padrona del mondo, regnano solo fame e devastazione, tanto che la sua popolazione passa dai centomila abitanti di inizio VI secolo a neanche trentamila.
NELLE VICINANZE
All’interno di Porta San Paolo è allestito il Museo della Via Ostiense, che conserva una raccolta di reperti rinvenuti nei secoli lungo l’antica strada. Proprio a due passi da qui, alle spalle della Piramide Cestia, in via Caio Cestio 6, si trova l’ingresso del cimitero acattolico, uno dei luoghi più suggestivi e romantici della città. Immerso nel verde e nella tranquillità, ospita le tombe di personaggi più o meno celebri, tra le cui lapidi e statue si aggirano i gatti di una delle colonie feline più famose della città.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Piramide
Autobus: 75, 3NAV
Tram 8
Treno Roma-Lido fermata Roma Porta San Paolo
ZTL: NO
2. Clivus Scauri – Clivo di Scauro (Celio)
Nella casa di San Gregorio Magno
IL LUOGO
Siamo nel cuore di Roma, lungo la strada che collega piazza di San Gregorio con piazza dei Santi Giovanni e Paolo, una delle più suggestive della città. La prima parte del nome ci dice che si tratta di una salita – clivus in latino – mentre la seconda si riferisce alla famiglia Aemilia Scauri, un cui membro – probabilmente il censore del 109 a.C. Marco Emilio Scauro – si è occupato della sua realizzazione. Il fascino di questa strada è dovuto soprattutto ai sette archi che la scavalcano, creando un gioco di prospettive particolarmente suggestivo. In realtà questi archi non hanno una funzione estetica, ma pratica. Sono infatti dei contrafforti, realizzati nel Medioevo per contenere il muro della basilica dei Santi Giovanni e Paolo, dopo i danni subiti durante le invasioni barbariche.
LA STORIA
Intorno al 540, in una casa lungo il Clivo di Scauro, da un’importante famiglia romana nasce un bambino di nome Gregorio. Destinato alla carriera amministrativa, il ragazzo sembra però preferire gli esercizi spirituali, tanto da fondare nella residenza di famiglia un nuovo monastero nel quale può dedicarsi totalmente alla preghiera e allo studio. Una vita di clausura che non dura a lungo, perché nel 579 papa Pelagio I lo invia a Costantinopoli per risolvere alcune questioni politiche, prima di nominarlo suo segretario personale. In questo periodo Gregorio si divide tra la preghiera all’interno del monastero del Celio e le incombenze che lo aspettano al Laterano, delle quali farebbe volentieri a meno. Eppure, la carica di segretario papale non è nulla in confronto a quella che viene chiamato a ricoprire dopo la morte di Pelagio: contro ogni sua aspettativa e volontà, infatti, nel 590 Gregorio viene eletto papa. Profondamente turbato drisala questa consacrazione, quasi imposta, dapprima pensa di rifiutare, tentando addirittura la fuga, ma poi si rassegna e accetta la propria elezione. Durante i quattordici anni del suo pontificato, caratterizzati da una situazione politica e sociale a dir poco travagliata, dimostra grandi doti amministrative e diplomatiche che, unite al suo senso pratico, segnano una svolta decisiva per le sorti della Chiesa, di Roma e di tutta Europa. Non è un caso se la Storia lo ricorda come Gregorio Magno e se è entrato a far parte dell’esclusivo “club” dei quattro dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a Sant’Ambrogio, Sant’Agostino da Ippona e San Girolamo.
Con Gregorio, Roma diventa la “città del papa” e, pur conservando memoria della sua antica condizione di centro dell’impero, intraprende una profonda trasformazione, avviandosi a diventare il fulcro della cristianità.
NELLE VICINANZE
Intorno al Clivus Scauri sono conservate preziosissime testimonianze, come il complesso di San Gregorio al Celio, sviluppatosi intorno al monastero fondato dal santo nella casa di famiglia. Salendo il Clivo, appena prima delle arcate, si trova il sito delle Case romane del Celio, i cui affreschi raccontano il passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Salendo poi verso piazza dei Santi Giovanni e Paolo possiamo entrare nell’omonima basilica, il cui campanile poggia sui resti del tempio del Divo Claudio, di fronte al quale si apre l’ingresso di Villa Celimontana.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Circo Massimo
Autobus: 51, 75, 81, 85, 87, C3
Tram 8
ZTL: NO
Tappa successiva: Vicus Papissae 750 m
3. Vicus Papissae – via dei Querceti (Celio)
IL LUOGO
Se da piazza del Colosseo percorriamo via di San Giovanni in Laterano fino all’incrocio con piazza di San Clemente e svoltiamo a destra, giungiamo in via dei Querceti. Siamo nel cuore del Celio, tanto che il nome di questa strada richiama quello antico del colle, conosciuto in epoca arcaica come Querquetulanus, per la presenza di un fitto bosco di querce.
Proprio all’inizio di via dei Querceti, all’angolo con via dei Santi Quattro, possiamo vedere un sacello al cui interno si trova un’edicola che raffigura una Madonna con Bambino. A Roma ce ne sono molte altre simili, ma questa è speciale, non solo perché è una delle più antiche, ma anche perché ricorda un evento nefasto legato alla leggenda della papessa Giovanna, motivo per cui per lungo tempo questa strada è stata conosciuta col nome di vicus Papissae, il vicolo della Papessa.
LA STORIA
Verso la metà del IX secolo, una giovane di origini inglesi molto colta e ambiziosa arriva a Roma travestita da uomo con il nome di Johannes Anglicus. Entrata negli ambienti religiosi grazie al suo sapere e alle sue abilità, riesce a scalare tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica fino a farsi eleggere papa alla morte di Leone IV, nell’855, col nome di Giovanni VIII. L’inganno, tuttavia, non può durare a lungo e viene scoperto nel modo più scandaloso che si possa immaginare. Il presunto papa, infatti, durante una processione dal Vaticano al Laterano, viene colto da dolori fortissimi e – poco prima di raggiungere la basilica di San Clemente – proprio all’incrocio con l’odierna via dei Querceti, partorisce un bambino davanti alla folla esterrefatta.
Così è nata la leggenda della papessa Giovanna.
Una delle versioni racconta che, subito dopo l’accaduto, madre e figlio vengono linciati direttamente sul luogo del fatto. Un’altra che la papessa muore di parto, seguita immediatamente dal figlio. È proprio per purificare questo luogo, segnato da un evento sacrilego, che viene eretto il piccolo sacello che abbiamo di fronte ora. Da quel giorno in poi il corteo papale non sarebbe mai più transitato per il vicus Papissae, ma non solo. Si racconta che, dopo l’accaduto, tutti i nuovi papi siano stati sottoposti, all’atto dell’elezione, a un accertamento del sesso, prendendo posto su un sedile di marmo forato. Un addetto, a quel punto, doveva assicurarsi della presenza degli attributi del pontefice. In realtà, come la leggenda, questo è un rito che non ha mai avuto luogo, ma diffuso in chiave anti-cattolica negli ambienti protestanti del Cinquecento.
NELLE VICINANZE
Prendendo la salita di via dei Santi Quattro si arriva in quello che è uno dei simboli medievali di Roma: il monastero dei Santi Quattro Coronati. Varcata la soglia ci si immerge in un’atmosfera sospesa nel tempo, lontana dal caos della città. Le sue fortificazioni e la torre campanaria, la più antica di Roma, lo fanno sembrare più un castello che una chiesa. Al suo interno sono custoditi numerosi capolavori dell’arte e dell’architettura, come il chiostro duecentesco e i meravigliosi affreschi della cappella di San Silvestro e dell’Aula Gotica.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Colosseo
Autobus: 85, 117
ZTL: NO
Tappa successiva: Basilica di San Clemente 140 m
4. Basilica di San Clemente – Piazza di San Clemente (Celio)
Uno dei primi fumetti della storia
IL LUOGO
Ci troviamo sul colle Celio, nell’area compresa tra via di San Giovanni in Laterano, via dei Normanni, via Labicana e piazza di San Clemente. Proprio nella piazza c’è l’ingresso principale della Basilica di San Clemente. Attraversato il cortile esterno, si entra in una delle chiese più antiche di Roma che, oltre a custodire un apparato decorativo tra i più preziosi della città, rappresenta uno straordinario esempio di stratificazione archeologica. A livello della strada c’è infatti la chiesa ricostruita nel XII secolo da papa Pasquale II in seguito alla distruzione operata dai normanni nel maggio del 1084; sotto di questa si trova la chiesa paleocristiana consacrata da papa Siricio nel 384 e, in uno strato ancora più profondo, si trovano resti di edifici romani, tra cui spicca un mitreo di inizio III secolo.
LA STORIA
La chiesa paleocristiana, nota come basilica inferiore, viene riscoperta solo nel 1857, in seguito agli scavi intrapresi dal sacerdote e archeologo irlandese Joseph Mullooly. Oltre alle antiche strutture vengono riportati alla luce degli affreschi che raffigurano le vicende di San Clemente, uno dei quali è considerato fondamentale non solo per la storia dell’arte ma anche per la lingua italiana. Ispirato da un brano della Passio Sancti Clementis, l’affresco riproduce un miracolo compiuto da papa Clemente durante il I secolo, quando il prefetto romano Sisinnio, insospettitosi per la conversione al cristianesimo di sua moglie Teodora, la segue accompagnato da tre servi. Dopo averla sorpresa ad assistere a una messa celebrata da Clemente, ordina che entrambi vengano arrestati. A questo punto Sisinnio e i suoi vengono accecati da Dio e, credendo di portare via in catene Clemente e Teodora, non si accorgono invece che stanno trascinando una colonna.
L’importanza linguistica dell’opera risiede nel fatto che le immagini, risalenti alla fine dell’XI secolo, sono corredate da iscrizioni considerate tra le più antiche in una lingua di passaggio tra il latino e il volgare. Si tratta del primo caso in cui tale lingua viene usata con finalità artistiche, poiché le frasi si trovano accanto al personaggio che le pronuncia, come in un fumetto ante litteram. Da notare poi che solo Sisinnio e i suoi si esprimono in volgare, ricorrendo anche al turpiloquio (“fili de le pute, traite” trad. “Figli di puttana, tirate!”), mentre le parole di Clemente sono riportate in latino, sebbene non proprio nella sua forma più aulica (“Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis” trad. “A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi”).
NELLE VICINANZE
Oltre al Colosseo, a due passi da qui si possono vedere gratuitamente i resti del Ludus Magnus, la principale palestra dove si allenavano i gladiatori, situata all’angolo di piazza del Colosseo dove iniziano via Labicana e via di San Giovanni in Laterano. Da qui basta attraversare la strada per raggiungere viale Serapide all’interno del Parco di Colle Oppio, dove si trova l’ingresso per visitare le sale affrescate della Domus Aurea. Se invece si preferisce fare una semplice passeggiata, qui accanto si possono ammirare i maestosi resti delle Terme di Traiano.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B: fermata Colosseo
Autobus: 51, 85, 87, 3NAV
Tram 8
ZTL: NO
Tappa successiva: Basilica di San Giovanni in Laterano 900 m
Info di servizio
Basilica: feriali 7:00 – 8:30 e 17:45 – 19:30, festivi 8:00 –11:45
Scavi: lun-sab 10:00 – 12:30 e 15:00 – 17:30; dom e festivi 12:00 –17:30
(prenotazione: www.basilicasanclemente.com)
5. Basilica di San Giovanni in Laterano – Piazza di San Giovanni in Laterano (San Giovanni)
Quel macabro processo al cadavere del papa
IL LUOGO
Partendo da piazza San Clemente, se proseguiamo dritti per 500 metri su via di San Giovanni in Laterano, arriviamo nella piazza omonima in cui sorge maestosa la cattedrale di Roma, la prima delle quattro basiliche papali, la più antica e importante chiesa della cristianità: San Giovanni in Laterano.
La sua storia inizia quando, dopo aver riconosciuto ufficialmente la religione cristiana con l’editto di Milano del 313, l’imperatore Costantino dona il palazzo lateranense a papa Milziade, che vi si stabilisce insieme alla sua curia. Prima sede ufficiale del vescovo di Roma per tutto il Medioevo, la basilica rimane la dimora dei pontefici fino al 1377, quando papa Gregorio XI, di ritorno dall’esilio avignonese, sceglie di stabilirsi in Vaticano.
LA STORIA
Tra le mille vicende che le mura del Laterano potrebbero raccontare, una delle più sconvolgenti è sicuramente quella del processo a Formoso, papa dall’ottobre del 891 all’aprile del 896. Siamo in un periodo molto delicato della storia del papato, durante il quale nessun pontefice viene eletto senza l’appoggio di una famiglia nobile.
Nel febbraio dell’897 il nuovo papa Stefano VI, eletto grazie all’appoggio dei duchi di Spoleto, istituisce un processo post-mortem nei confronti di Formoso, deceduto quasi un anno prima. L’intenzione è quella di delegittimare il suo pontificato perché colpevole di aver rinnegato la casata spoletina incoronando imperatore uno straniero, il re di Germania Arnolfo. È con queste premesse che nelle stanze del Laterano va in scena quello passato alla storia come Sinodo del cadavere (Synodus horrenda), nel corso del quale il clero romano deve giudicare il pontefice traditore, ormai defunto.
Il cadavere di Formoso viene così prelevato dalla sua tomba e collocato su un trono nella basilica lateranense. Viene poi vestito dei paramenti pontifici davanti a cardinali e vescovi riuniti sotto la presidenza di papa Stefano, che rappresenta l’accusa. Per rispondere in vece del cadavere viene nominato un giovane diacono, ma è solo una messinscena perché l’esito del verdetto è scontato. Formoso viene giudicato indegno del pontificato e dannato in eterno, con conseguente annullamento di ogni sua decisione e nomina. Le assurdità e gli orrori non finiscono qui, perché il suo corpo viene spogliato dei paramenti pontifici, amputato delle tre dita della mano destra – quelle usate per benedire – trascinato per le vie della città e scaraventato nel Tevere tra le grida della folla.
NELLE VICINANZE
Questo luogo ha una tale concentrazione di meraviglie che è impossibile elencarle tutte in poche righe. La prima che cattura lo sguardo, al centro della piazza, è sicuramente l’Obelisco Lateranense. È il più antico di Roma, eretto intorno al 1450 a.C. nel tempio di Amon-Ra a Tebe, trasportato nel 357 dall’Egitto al Circo Massimo e poi innalzato qui nel 1588. Di fronte alla basilica, al civico 14 della piazza si trova la Scala Santa. Portata qui da Elena, madre di Costantino, nel 326, secondo la tradizione cristiana è quella percorsa da Gesù prima di essere crocifisso.
INFORMAZIONI UTILI
Metro A e C: fermata San Giovanni
Autobus: 16, 81, 85, 87, 117, 218, 665, 3NAV
Tram 8
ZTL: NO
Tappa successiva: Le torri medievali 1,5 km
Info di servizio
Basilica: 7:00 – 18:30
Chiostro: 9:00 – 18:00
Battistero: 7:00 – 12:30 / 16:00 – 19:00 (tel. 06 698 86452)
Museo della Basilica: 10:00 – 17:30 (tel. 06 698 86409)
6. Le torri medievali – piazza di San Martino ai Monti (Monti)
Lo status symbol della nobiltà romana
7. San Marcello al Corso – piazza di San Marcello (Trevi)
Dove Cola di Rienzo fu linciato dalla folla
IL LUOGO
Con il suo tracciato perfettamente rettilineo lungo poco più di un chilometro e mezzo che collega piazza del Popolo a piazza Venezia, via del Corso è la strada più celebre del centro storico di Roma. Partendo proprio da piazza Venezia e proseguendo per circa 200 metri, la nostra meta si trova sulla destra, dove si apre piazza di San Marcello, dominata dalla facciata dell’omonima chiesa. Si tratta di un edificio dalla storia travagliata, che è stato distrutto e ricostruito talmente tante volte da cambiare perfino orientamento. Dobbiamo sapere, infatti, che la facciata che vediamo oggi è stata realizzata solo alla fine del Seicento e che prima la chiesa guardava verso il lato opposto a quello in cui ci troviamo, su un piazzale testimone di un episodio sconvolgente.
LA STORIA
Siamo in un periodo molto turbolento della storia di Roma, iniziato nel 1309, quando la sede papale viene trasferita ad Avignone, in Francia. Il pericoloso vuoto di potere lascia la città in balìa dei continui e violenti scontri tra le più influenti famiglie aristocratiche. Fin quando nel 1347 un giovane di umili origini, Cola di Rienzo, organizza una rivolta, facendosi nominare tribuno del popolo e dando vita a una nuova repubblica. In pochi mesi ripristina l’ordine pubblico, abbassa le tasse e rende più equa la giustizia. Tuttavia, ben presto Cola inizia a manifestare un carattere eccentrico e violento, dimostrandosi crudele e dispotico. Abbandonato dai suoi stessi seguaci e dichiarato eretico, si vede costretto a fuggire da Roma. Ritorna soltanto dopo sette anni, tentando di riprendere il potere. Il suo prestigio, tuttavia, non è più quello di una volta e dopo una serie di errori politici, aggravati da una condotta vendicativa verso i nobili che lo avevano scacciato, la città gli si rivolge contro.
È l’8 ottobre del 1354 quando tenta per l’ultima volta di arringare il popolo in Campidoglio. La situazione si fa subito incandescente e, vedendosi perduto, Cola cerca di fuggire mescolandosi tra la folla travestito da mendicante. Smascherato, viene condotto in una sala per essere giudicato, tra insulti e minacce, fino a quando uno dei popolani gli affonda un fendente nello stomaco. Muore subito, ma la folla infierisce sul cadavere, decapitandolo e trascinandolo dal Campidoglio fino a San Marcello in via Lata, sulla cui piazza si affacciano le case dei Colonna, suoi acerrimi nemici. Lì il suo corpo rimane appeso come monito per due giorni, prima di essere dato alle fiamme di fronte al Mausoleo di Augusto.
NELLE VICINANZE
Attraversando via del Corso sono decine i luoghi da visitare. A 250 metri dalla nostra tappa, sulla sinistra, si innalza la colonna di Marco Aurelio, proprio di fronte a Palazzo Chigi. Svoltando a destra su via dei Sabini e proseguendo dritti, invece, si arriva alla Fontana di Trevi. Se proseguiamo verso piazza del Popolo e prendiamo via Tomacelli, arriviamo a piazza Augusto Imperatore, dove possiamo visitare il Mausoleo di Augusto, mentre prendendo via dei Condotti arriviamo dritti a piazza di Spagna e alla splendida scalinata di Trinità dei Monti.
INFORMAZIONI UTILI
Metro A: fermata Barberini
Autobus: 62, 63, 83, 85, 119, 160, 492, 628
ZTL centro storico
Diurna: lun – ven dalle 6:30 alle 18:00 (esclusi festivi)
sab dalle 14:00 alle 18:00 (esclusi festivi)
Notturna: ven e sab dalle 23:00 alle 3:00 (esclusi i festivi, non attiva ad agosto)
Tappa successiva: via di Porta Santo Spirito 2,1 km
Info di servizio
Feriali: 7:00 – 24:00; sab 9:30 – 24:00 (lug e ago 9:30 – 24:00)
Domenica e festivi: 9:00 – 24:00
8. Le Mura Leonine – via di Porta Santo Spirito (Borgo)
I pirati saraceni profanano San Pietro
IL LUOGO
Siamo sulla riva sinistra del Tevere, sul Lungotevere in Sassia. Superata piazza della Rovere, giriamo a destra su via di Porta Santo Spirito, che ci appare maestosa appena svoltato l’angolo. Siamo entrati così nel rione Borgo, al di là del quale si trovano i confini dello Stato più piccolo del mondo: quelli del Vaticano. La possente cinta muraria che ci circonda fa parte delle cosiddette Mura Leonine, costruite alla metà del IX secolo a seguito di un attacco devastante al cuore della cristianità.
LA STORIA
È la fine di agosto dell’846 quando i pirati saraceni, dopo essere sbarcati a Ostia e aver saccheggiato la città portuale, si spingono fino a Roma. Fortunatamente le mura Aureliane resistono all’assedio, così i saraceni decidono di riversare la loro furia devastatrice sulle basiliche degli apostoli – San Pietro e San Paolo – che si trovano al di fuori dalla cinta difensiva della città. La guarnigione di soldati a difesa di San Pietro, in particolare, viene completamente sterminata e, una volta entrati nella basilica, i saraceni la saccheggiano brutalmente. Portano via i tesori, distruggono le immagini sacre e profanano gli altari.
Un attacco così diretto al cuore della cristianità non si era mai verificato. Nessuno aveva mai osato un atto di tale empietà, nemmeno durante le invasioni barbariche del V e VI secolo. Goti e Vandali, infatti, pur avendo pesantemente depredato il resto della città, non avevano osato infierire su questo luogo tanto sacro ai cittadini. È un affronto che la Roma cristiana ricorderà per sempre.
Per questo, all’indomani del disastro, papa Leone IV decide che un evento del genere non dovrà ripetersi mai più e così ordina la costruzione di una cinta muraria intorno alla basilica. L’inaugurazione solenne delle Mura Leonine ha luogo il 27 giugno 852, quando il papa, accompagnato dalle più alte cariche, percorre a piedi nudi l’intera cerchia muraria, fermandosi a benedire ogni porta e a implorare la protezione divina. Da questo momento, l’area racchiusa dalle mura diventa una città separata da Roma, la Civitas Leonina, rimasta tale fino al 1586, quando papa Sisto V la ingloba nel neonato rione Borgo.
NELLE VICINANZE
Da qui è possibile raggiungere in pochi minuti piazza San Pietro. Passando sotto la Porta di Santo Spirito, si prosegue su via dei Penitenzieri per poi girare a sinistra in Borgo Santo Spirito, sul fondo del quale appare “il Cupolone” in tutta la sua imponenza. Dopo una visita nella basilica più grande del mondo una sosta d’obbligo è in viale Vaticano 6. Da qui si entra nei Musei Vaticani, scrigno di tesori che custodisce migliaia di capolavori, tra i quali la Cappella Sistina di Michelangelo e le Stanze di Raffaello.
INFORMAZIONI UTILI
Metro A: fermata Ottaviano
Autobus: 34, 46, 64, 98, 881, 916, 916F, 982
ZTL: NO
Tappa successiva: Ponte Salario 10,6 km
9. Ponte Salario – via di Ponte Salario (Montesacro)
Belisario salva Roma dagli ostrogoti
IL LUOGO
Ponte Salario – oggi come in antichità – è l’ultimo attraversamento sul fiume Aniene prima che questo confluisca nel Tevere e collega i quartieri di Parioli e Trieste-Salario con quello di Montesacro. La struttura che vediamo oggi è il risultato della sua ultima ricostruzione datata 1930, ma la sua esistenza risale a tempi mitici. Secondo la leggenda, infatti, proprio da qui sarebbero passate le donne rapite dai romani durante il celebre Ratto delle sabine, ai tempi di Romolo. Era un ponte di importanza cruciale perché fondamentale nel tracciato tra Roma e l’Adriatico, asse di comunicazione tra la città e le saline delle coste marchigiane attraverso la “via del sale”, una risorsa così preziosa da meritare il nome di “oro bianco dell’antichità”. Ma l’episodio che siamo venuti a ricordare è accaduto in un’altra epoca, proprio all’inizio del Medioevo.
LA STORIA
È il 535 quando ha inizio la guerra gotica. Giustiniano I, imperatore d’Oriente, vuole riconquistare i territori della penisola italiana che dal 476, anno della caduta dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo, sono in mano agli ostrogoti. Roma compresa.
La spedizione viene affidata a Belisario, generale che aveva già sottratto l’Africa ai vandali. Belisario conquistata la Sicilia e il sud Italia, per poi entrare trionfalmente a Roma il 10 dicembre 536. Il sogno di Giustiniano di riunire l’impero inizia così a concretizzarsi. Il nuovo re ostrogoto, Vitige, ripara verso Ravenna per organizzare un contrattacco e riprendere Roma, mentre Belisario si dedica al restauro delle mura aureliane, fortificando i ponti di accesso alla città, tra cui Ponte Salario. Ed è proprio qui che Vitige, alla testa di un nutrito esercito, si ripresenta nel febbraio del 537 deciso a riconquistare la città. Alla vista di una massa così imponente di nemici, gli uomini di guardia sulla torre fatta costruire da Belisario si lasciano prendere dal panico e abbandonano le postazioni. Vitige non ha alcuna difficoltà a prendere la torre e a passare il fiume, diretto minaccioso verso le porte della città.
Ma il destino risparmia Roma da una nuova disfatta. Per puro caso, infatti, gli ostrogoti si trovano a incrociare il cammino di Belisario, impegnato in un sopralluogo proprio nei dintorni del ponte. Lo scontro è inevitabile e, dopo alterne fortune, il generale riesce finalmente a rifugiarsi all’interno delle mura e a prepararsi all’assedio della città. Un assedio che durerà un anno e nove giorni, dal marzo del 537 al marzo del 538, quando gli ostrogoti rinunceranno definitivamente a conquistare Roma.
NELLE VICINANZE
Riscendendo la via Salaria per circa un chilometro in direzione del parco di Villa Ada, all’altezza del civico 430 possiamo fare un viaggio nella storia visitando le suggestive catacombe di Priscilla. Si tratta di un cimitero cristiano scavato nel tufo tra il II e il V secolo, costituito da ben 13 chilometri di gallerie sotterranee disposte su tre livelli, per un totale di circa 40 mila sepolture. Al loro interno si trovano diversi dipinti riferiti a episodi biblici, tra cui quella che viene ritenuta tra le più antiche rappresentazioni in assoluto di una Madonna con Bambino.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B1: fermata Conca d’Oro
Autobus: 135, 235
ZTL: NO
Tappa successiva: Ponte Nomentano 3,2 km
10. Ponte Nomentano – via Nomentana 414 (Montesacro)
L’incontro fra Carlo Magno e papa Leone III
IL LUOGO
Ci troviamo nel cuore del quartiere Montesacro, dove la via Nomentana si biforca all’altezza dell’incrocio con via Val Trompia: proseguendo diritti, la strada cambia nome in via Nomentana Nuova, mentre per seguirne l’antico tracciato si deve svoltare a destra, dove un cartello avvisa gli automobilisti che si tratta di una strada senza uscita. Percorrendola per circa 200 metri raggiungiamo, infatti, uno dei pochissimi attraversamenti di Roma destinati al solo traffico pedonale. Tra le fronde degli alberi vediamo apparire una fortezza medievale coronata da merli a coda di rondine: è Ponte Nomentano, un vero gioiello immerso nella natura. Realizzato in epoca repubblicana, ha subito nei secoli continue distruzioni e ricostruzioni fino ad assumere l’aspetto attuale, dovuto all’intervento di papa Niccolò V intorno al 1450.
LA STORIA
Leggenda vuole che Ponte Nomentano sia stato teatro di un incontro che cambierà per sempre le sorti del mondo occidentale: quello tra papa Leone III e Carlo Magno.
Per comprendere il quadro storico bisogna tornare indietro al 25 aprile del 799, quando con una congiura ordita da nobili legati al precedente papa, Adriano I, si tenta di uccidere Leone III, ritenuto indegno di ricoprire la carica di pontefice a causa della sua condotta dissoluta. Scampato all’attentato, Leone trova rifugio in Germania da Carlo Magno, re dei franchi, al quale chiede aiuto per difenderlo da quelle accuse e poterlo legittimare nuovamente agli occhi di Roma e della Chiesa. È il 23 novembre dell’anno 800 quando, proprio sul ponte in cui ci troviamo, papa Leone III accoglie ufficialmente a Roma Carlo Magno. Dopo essere entrato solennemente in città, il re dei franchi convoca per il primo dicembre un’assemblea formata da cittadini, esponenti della nobiltà e del clero a San Pietro, dove si sarebbero discusse le accuse mosse a papa Leone III.
Il processo si protrae per tre lunghe settimane e, nonostante le prove contro Leone si rivelino difficili da confutare, il papa riesce a salvarsi dalla condanna solo grazie all’intervento di Carlo Magno, dopo aver giurato solennemente sul Vangelo, di fronte a una folla immensa, l’innocenza per i crimini e le colpe di cui viene accusato. Solo poche ore più tardi, proprio la sera di Natale dell’anno 800, nella basilica di San Pietro, Carlo Magno viene incoronato imperatore direttamente dalle mani di papa Leone III.
Si apre così una nuova epoca: quella di un impero cristiano discendente diretto dell’Impero romano d’occidente. Un impero per la prima volta legittimato dal papa.
NELLE VICINANZE
Oltrepassato il ponte, se avanziamo su via Nomentana per circa 200 metri, alla nostra sinistra notiamo un’imponente struttura cilindrica di mattoni. Si tratta di una tomba monumentale risalente al I-II secolo d.C. nota come il Mausoleo di Menenio Agrippa, console romano vissuto nel IV secolo a.C. Se invece proseguiamo lungo via Nomentana verso il centro della città, percorrendo poco meno di due chilometri possiamo raggiungere la Basilica di Sant’Agnese fuori le mura con le sue suggestive catacombe, fatta costruire da papa Onorio I nella prima metà del VII secolo.
INFORMAZIONI UTILI
Metro B1: fermata Conca d’Oro
Autobus: 60, 66, 82, 90, 211, 211F, 338, 351
ZTL: NO
(Testi a cura di Marco Eusepi, podcast a cura di Francesca Chiarantano)
SCOPRI: “Roma StoryWalk La Mappa – I percorsi della Storia”